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Archive for 12 ottobre 2011

L’arrivo di Austria, Finlandia e Svezia è stato un po’ come percorrere il corridoio del treno e, dopo una serie di scompartimenti occupati da mamme con bambini irrequieti, suore in preghiera o punkabbestia, finalmente trovare una studentessa carina sola soletta.

Altolà, Dottordivago, questo doveva essere un parallelo tra l’Europa e i defunti Alberghi Diurni, quindi non andare a cercare altre similitudini, che ti conosco…

Cercavo un esempio diverso perchè la parabola calante dell’Europa ha avuto questa minima impennata d’orgoglio, cosa che il “Diurno” non ha avuto.
Poi, purtroppo per l’Europa, le due strade sono tornate a correre parallele.

Seguendo il lento declino del Diurno, ci siamo ritrovati in casa, in rigoroso ordine alfabetico: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia,  Slovenia, Ungheria.
Come dire: una dependance della Grecia (no, dico, non ci bastava già l’altra?…), tre province ex tedesche ed ex sovietiche depresse, un pezzetto d’Africa che si crede inglese, una nazione di nobili pazzi, sterminati dai panzer che loro attaccavano a cavallo, rimpiazzati da un’impressionante numero di naziskin e un Papa, nonchè, se Dio vuole, un pugno di Triestini mancati e una monumentale quantità di troie e gnocche di categoria.
Situazione grave ma non seria, oserei dire.

Quello che era l’Albergo Diurno aveva stabilizzato la propria clientela, magari raschiando il fondo del barile ma mantenendo ancora un barlume di dignità.
Mi ricordo di Armando, “Celentano” per tutti, poi ribattezzato “Tarzan” dopo essere caduto dal quinto piano mentre smaltava una ringhiera ed essersela cavata con qualche frattura, tra cui un paio di vertebre. È stata un po’ la svolta della sua vita, visto che la cosa gli ha consentito di ricevere una minima pensione di invalidità, con cui poteva sopravvivere. Se poi, con qualche lavoretto qua e là, riusciva a tirare su qualcosa, allora si metteva in tiro e per farlo andava al Diurno
Destinazione obbligata, visto che viveva in due stanze al piano terra di una casa semi fatiscente, col cesso in cortile, e si lavava in piedi davanti al lavandino della cucina, magari scaldando una pentola d’acqua sulla stufa che fungeva da angolo cottura e riscaldamento in inverno.
Ogni tanto lo cercavo per qualche lavoretto, quindi conoscevo casa sua e le sue condizioni in generale, così cercavo di dargli una mano, anche se avevo vent’anni e lui cinquanta. Una cosa per cui mi ha sempre ringraziato era l’avergli regalato un fornello a gas, bombola compresa, così se voleva farsi un piatto di minestra o un caffelatte in estate, non era obbligato ad accendere la stufa… Ricordo che per qualche anno a Pasqua gli ho regalato una bombola di gas, con cui cucinava tutta l’estate.
Aveva un fisico monumentale e dei lineamenti scolpiti nel legno con l’accetta, fatto amplificato dall’aver precocemente perso i denti, quelli dietro, come diceva lui riferendosi a premolari e molari, con il risultato di una faccia da cattivo, ma da cattivo, che se avessero fatto un film insieme, a Jack Palance avrebbero fatto fare il buono.
In realtà era un tontolone buono come il pane e riusciva ad incutere un po’ di timore solo ai clienti occasionali del night di cui era buttafuori, anche se le sue mansioni di tuttofare prevedevano molto più spesso la manutenzione, andare a fare le commissioni e, la sua preferita, accompagnare le “ragazze” in veste di porteur a far compere, visto che poi, saltuariamente, qualcuna gliela dava come ringraziamento.
E quella era l’occasione buona per mettersi in tiro al Diurno; poi, docciato e sbarbato, andava da una vecchia parrucchiera che lavorava in casa a fare la tinta, un biondo dorato e luminoso più consono ad un Principe Azzurro che a un trucido dal cuore tenero.
Finchè giravano personaggi come Armando, il Diurno non era un posto in cui dimenticare il portafoglio e ritrovarlo il giorno dopo ma neppure un posto in cui mettere a rischio l’incolumità.
Poi hanno chiuso i manicomi e le città si sono popolate di figure grottesche o spettrali che giravano continuamente come l’acqua nei tubi, con due passaggi giornalieri dai Frati, per un piatto di minestra, e frequenti puntate al Diurno, per non si sa cosa, visto che l’igiene non era esattamente tra le loro priorità.
Poi sono arrivati i tossici e tutti i diseredati, seguendo un muto richiamo, qualcosa tipo il canto delle balene o i feromoni degli insetti.
Proprio riferendomi a questo tipo di clientela, quando ero socio nell’armeria/caccia/pesca e vedevo decine di sfaccendati che stavano lì tutto il giorno a raccontarsela di improbabili prede o catture, domandavo ad alta voce: «Ma dove cazzo siamo, al Diurno?», salvo spiegarne ai più giovani il significato.

Bene, dopo i manicomi in Italia, qualcosa devono aver chiuso anche in Europa, visto che nel 2007 ci siamo ritrovati in casa Romania e Bulgaria.
E se i Bulgari sono il più misterioso popolo d’Europa, mezzi Turchi che scrivono in cirillico, nonchè quelli considerati i più crudeli e privi di scrupoli dai sovietici, che se ne servivano per i lavori sporchi, coi Romeni abbiamo fatto un uovo da due rossi. Sono gli unici che, pur parlando una lingua neolatina, non si riesce a capire se stanno pregando o bisticciando e poi hanno di buono una cosa: sono molto precisi. Infatti, per ogni instancabile lavoratore, c’è un delinquente: uno così e uno cosà, uno così e uno cosà, come le scarpe.
Ah, sì, ci sarebbe pure una mezza milionata di zingari di merda, di cui metà saranno in Italia… ma tanto noi abbiamo le spalle larghe.

Avrete notato che, a parte la bonaria presa per il culo che sto portando avanti nei confronti di tutti i popoli d’Europa, parlando di Rom ho usato il più corretto e calzante termine “zingari di merda”, che ripeto volentieri e sul quale non sono disponibile a trattare: i commentatori sono avvisati.
E se conoscete qualche rom che “è una persona stupenda, che lavora e manda  i figli a scuola”, significa semplicemente che non avete capito che il vostro amico non è uno zingaro di merda il quale, per definizione, è uno che vive nella società come una zecca sulla pancia di un cane, non riconosce un dovere che è uno e trova addirittura dei coglioni che gli attribuiscono dei diritti. Và che il mondo è strano, eh?
Ringraziando la Madonna, con l’annessione della Romania sono arrivati in Italia anche metà dei Moldavi, etnia a cui appartengono tutti i miei ragazzi, ragazzi d’oro, tengo a sottolineare.
Col fatto che Moldavia, Romania e un pezzetto di Ucraina costituivano la Bessarabia, i Moldavi hanno la possibilità di avere una sorta di doppia nazionalità, quella Romena, cosa da cui si sono ben guardati fino al 2007, per poi riscoprire quel profondo legame di antico sangue.
Infatti sono arrivati tutti con delle carte d’identità romene che erano false come Giuda ma per noi erano romeni e, se trovavano qualcuno che li assumeva a tempo indeterminato (trovato!…), potevano avere un bel documento italiano con tanto di permesso di soggiorno.
Dopodichè si sono licenziati e hanno aperto le loro belle Partite IVA e un giovanotto come Ruslan si porta a casa i suoi tre o quattromila euri al mese puliti, a fronte di un culo che io non sarei disposto a farmi per il quadruplo.
Dio li benedica: in Italia era dall’immediato dopoguerra che non c’era più gente con una voglia di lavorare così…

Morale, con l’Europa siamo arrivati a oggi, anzi, a domani.
Per quello che era l’Albergo Diurno non c’è domani, non c’è neppure l’oggi: li hanno chiusi tutti o trasformati in lussuosi alberghetti di nicchia, formula molto distante dall’originale.
Ma tranquilli, amanti dei bei tempi andati: c’è sempre il Diurno Europa, un posto che è diventato il vero refugium peccatorum del terzo millennio.
Se domani non avete niente di meglio da fare…
Continua.

Dottordivago

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