Gironzolando in rete si trovano vari blog specializzati in qualcosa, dall’informatica a tutto il resto. Io ci càpito dentro se l’autore del blog in questione mi lascia un commento e mi segnala la sua creatura; una rapida occhiata, seguita dalla consapevolezza di non capirci un cazzo, un saluto per marcare il territorio e me ne vado.
Quando Paz buonanima era dei nostri, prima che il lavoro lo assorbisse inesorabilmente, ricordo che aveva pubblicato un post in cui insegnava al volgo come andare in Croazia senza pagare il bollino autostradale sloveno, cosa risultata graditissima al popolo, visto che faceva risparmiare, credo, una trentina di euri, altrimenti da tossire in frontiera, per percorrere una manciata di chilometri.
Il momò funzionava, infatti l’ho sfruttato pure io, nel 2008: non mi ha cambiato la vita, ovvio, però mi ha dato il subdolo brivido che prova l’italiano medio quando fotte un’istituzione o l’ordine costituito.
Piacerebbe anche a me insegnare qualcosa a qualcuno, tipo fornire progetti di bombe ai terroristi, bombe che scoppino sul muso dei bastardi un attimo prima che siano finite.
Purtroppo ilpandadevemorire è un blog altamente approssimativo e pressapochista, più che altro specializzato in troiate.
Ma stavolta vi stupisco.
In questo periodo sto lavorando come un matto o, perlomeno, su ritmi che non mi sono proprii, in più dormo poco perchè mi vengono in mente tutte le cose che devo fare. L’altro giorno ero bello bollito ma dovevo sbrigare un sacco di lavoro, così ho pensato: “Quasi quasi faccio due telefonate a chi dico io e mi procuro il necessario per dare una schiacciatina ad un sassolino e mettere giù due righe…”
Poi ho pensato che non è cosa: un po’ perchè quella deliziosa zozzeria fa un male porco, un po’ perchè ho un’età, un po’ perchè oggi gira solo della merda…
Così, pensando alle vecchie stronzate che facevo – non ho smesso di fare stronzate, diciamo che non faccio più quelle…- mi sono ricordato di un succedaneo che ho scoperto per caso quattro o cinque anni fa e che, se debitamente pubblicizzato, potrebbe fare tabula rasa di droghe, organizzazioni di trafficanti e crimini connessi.
Vado col post di servizio pubblico.
La mente ha un pregio: dimentica o attenua ciò che è brutto e migliora i bei ricordi; il corpo no: si ricorda tutto, il bastardo; col tempo i vecchi malanni peggiorano e, giusto per non annoiarsi, ringraziando la Madonna ne arrivano di nuovi.
Però, volendo spezzare una lancia in favore della nostra componente fisica, si può dire che col corpo si tromba, mentre col cervello vengono bene le pippe.
Ma sto già divagando e voi sapete che non è da me…
Dunque, non so in seguito a quale delle mille legnate prese in gioventù, mi ritrovo con un gomito dolorante, molto dolorante. Tutti mi dicono “epicondilite”, il cosiddetto gomito del tennista, solo che io non ho mai impugnato una racchetta: il tennis è uno sport altamente asimmetrico e noi non vogliamo che ‘sto bel bocconcino del Dottordivago perda le sue armoniche forme. In più, il tennis mi ha sempre fatto cagare come sport e vedere dei supercampioni che ogni due minuti si siedono, si asciugano e bevono –lo fanno anche i pugili ma è una storia diversa…- non mi piace, mi sembra roba da fighetti.
Pensandoci bene, se mi viene il gomito del tennista senza mai aver giocato a tennis, vuoi vedere che sono anche a rischio di ginocchio della lavandaia?
Comunque, chiamo il mio amico Dado che mi dice di lasciar passare la mattinata e di raggiungerlo in ospedale dopo mezzogiorno.
Vado.
”È epicondilite, zio. Ti faccio un’infiltrazione”.
Non apprezzo la diagnosi: già la natura mi è stata matrigna sulla fornitura di cervello, mò scopro che pure il resto non è un gran che, visto che mi becco malanni che non mi competono. Comunque, io sono quello bello e simpatico ma lui è quello laureato, quindi gli dico di infiltrarmi, inocularmi, inchiappettarmi, basta che mi sistemi ‘sto cazzo di gomito.
Apre un armadietto: “Porca troia, ho finito l’anti infiammatorio… Ti faccio la ricetta al volo, scendi un attimo in farmacia e torna, che sbrighiamo la pratica”.
Quasi preferisco così: già mi fa tutto a gratis con tempi di attesa pari a zero, almeno posso contribuire in qualche modo.
Torno con un farmaco dal nome che ricorda un oste o un ristoratore di una volta, qualcosa tipo Carlone, Cesarone, Celestone; due minuti e siamo a posto.
Andiamo a mangiare qualcosa; ordino una birra, Dado blocca l’ordinazione e mi dice di evitare l’alcol per un po’.
Eccheccazzo! Va beh, se lo dice il dottore…
Un paio di portate, un mucchio di minchiate e ognuno per la sua strada.
Alle 19 ho un appuntamento con un cliente che deve confermare un lavoro. La prima volta che ci siamo visti, il tipo mi ha offerto l’aperitivo in giardino; io, che sono uomo di mondo, mi presento con un Prosecco di Bisol, una vera delizia: penso a Dado ma ormai l’infiltrazione l’avrò già pisciata tre volte…
Un sorso a testa, poi parto con la spiegazione; parlare mette sete, loro si limitano ad ascoltare, quindi io finisco la bottiglia.
Sono incontenibile.
Li faccio a pezzi: sono quasi le 21 quando mi accompagnano al cancello, visibilmente provati dal fiume di parole che ho riversato loro addosso.
La soddisfazione di aver acquisito un bel lavoro mi dà un’ulteriore carica e a tavola massacro Bimbi che, povera stella, non riesce a proferire parola.
L’unica cosa che riesce a dire, a mezzanotte, è: “Io vado a letto”.
”Io no, non ho sonno…”
Forse neanche lei; forse, semplicemente, non mi sopporta più.
All’una sono sveglio come un galletto all’alba: mi sento strano ma non male, anzi…
Sono lucido, reattivo, brillante: mi sento da Dio!
Però mi costringo ad andare a letto. Faccio pianissimo per non disturbare Bimbi, solo che, dopo due minuti, con voce assonnata mi domanda se ho finito di fare casino…
Ma non sto facendo niente!
A parte pizzicarmi un unghia con l’altra, cosa che nel silenzio notturno fa l’effetto di schiocchi di frusta…
Mi tranquillizzo. Dopo mezzo minuto mi parte un piede: lo faccio viaggiare a mille, come un neo papà in sala d’attesa.
Va beh, ho capito: mi vesto ed esco, all’una e mezza.
Vado nel pub di amici, che alle tre chiude. Resisto fino alle cinque con alcuni ubriachi, poi metto a nanna pure loro. Torno a casa e mi piazzo sul divano, dove mi addormento dopo le sei. Mi sveglio alle 11, anche se Bimbi non fa un briciolo di rumore e cammina al buio in punta di piedi.
”Si può sapere cosa avevi ieri sera?”
”A parte sentirmi benissimo?”
”Veramente sembravi indemoniato…”
”Sì, in effetti ero un momentino sopra le righe… Chissà cosa… Cazzo, l’anti infiammatorio!”
Cerco la scatola, la trovo e la prima cosa che vedo è il simbolo rotondo di divieto, come quello che si vede per strada, solo che lì c’è scritto “Doping”.
Leggo il foglietto:
…se associato ad alcolici può causare mutamenti della personalità, stati di depressione o euforia…
Oh cazzo, mi sono bombato!
Chiamo Dado: prima mi dà del cretino, poi mi spiega che è un anti infiammatorio da non usare prima delle competizioni proprio a causa dei suoi effetti dopanti. “E come stai?”
”Benissimo”
Morale della favola: volete fare una seratona? Un Carlone, Cesarone, Celestone o come cazzo si chiama sottocutaneo e una bottiglia di Prosecco.
Dodici ore di benessere ed efficienza totale e non uno straccio di postumo.
E quelli del Cartello di Medellin possono andare a prendere la minestra alla Caritas…
Dottordivago
AGGIUNTA SUCCESSIVA: il Celestone è sempre un cortisonico ma non c’entra, di quello giusto parlo nel post seguente: “E poi tutti a San Patrignano…”
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