Anche solo per dare un senso al nome di questo blog, esaminiamo una forma di pandismo.
Da millenni il vino fa bene all’anima se ne bevi poco e male al corpo se vai lungo. Per essere precisi farebbe sempre male perchè, checchè se ne dica, contiene dal 10 al 20% di alcol, che è un veleno per il nostro organismo, e a quei medici che elogiano i suoi effetti benefici sull’apparato cardiocircolatorio cito una ricerca, di chi non ricordo (L’aap!), in cui si affermava che per assorbire i composti polifenolici contenuti in una pastiglia per la circolazione è necessario bere 600 litri di vino rosso. Per info contattare il fegato…
Al mio fegato, il vino, fa male due volte, perchè mi fa incazzare come una bestia.
No, non sono portato alla ciucca cattiva, ce l’ho con il nuovo significato che da qualche tempo si dà al vino.
Oggi il vino è cultura e questa parola mi ricorda il mai abbastanza odiato Joseph Goebbels che, quando sentiva la parola “cultura” la mano gli correva alla Luger. Io, parafrasando Goebbels, quando sento la parola “cultura” la mano mi corre alla Beck’s, nel senso che ho cominciato a bere più birra che vino. Tutto questo, detto da uno che al 50% è di Cuccaro Monferrato, suona come una bestemmia, ma non è forse una bestemmia al Vino, quello vero, l’andazzo di oggi?
Sono stufo di mettere in bocca degli intrugli che non vanno bene neanche per lucidare il rame, vinacci andati a male che con una bella iniezione di gusto di legno diventano “barricati”, porcherie fatte con gli aromi da pasticceria perchè uno deve avere il retrogusto di nocciola, l’altro di fragola, di minestrone o di eternit .
Sono stufo di trovare solo vini importanti di quattordici gradi, spessi come il castagnaccio, che per mandarne giù mezzo bicchiere devi mangiare un chilo di pane, vini che ti anestetizzano la bocca e il cervello, sennò manderesti a cagare i fenomeni che parlano, appunto, di retrogusto e si dimenticano il gusto, che apprezzano il finale lungo -checcazzo è, una sinfonia?- che si ottiene con la gomma arabica, o che sentenziano “sapore vinoso”, il che sarebbe sorprendente in una spremuta di topo morto ma quantomeno lapalissiano in un bicchiere di vino.
Il fatto è che tutto questo muove montagne di soldi, come i centri benessere, i maghi, e, a salire, l’omeopatia, l’arte, il riscaldamento globale, le religioni e tutte le altre fabbriche di fumo. Tutte cose per cui il mio interesse è tendente a zero.
…Solo che a me il vino mi piace ( a me mi rafforzativo ndr). E bevo quello che mi fa Giovanni, settantacinquenne di Acqui Terme, lui sì, da tutelare dall’Unesco, più di una foresta o una chiesa. Questo signore ha un naso e una bocca e un’esperienza che valgono tutti gli enologi spocchiosi del mondo. Attenzione, non sto imitando il mio amico Magagna secondo cui “tutto ciò che è genuino è buono”. Il vino è come gli agnolotti: se li sai fare sono buonissimi, sennò lascia perdere e compra quelli di Giovanni Rana.
Molti mi fanno notare che, milioni di persone che non bevevano vino, oggi ne sono diventati grandi conoscitori, proprio grazie alla qualità raggiunta.
A questi signori consiglio un assaggio di merda: come diceva non ricordo chi (L’aap!) “miliardi di mosche non possono sbagliarsi tutte”.
Dottordivago