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Archive for agosto 2011

homer e marge

Dottordivago

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Don Fabbiotte

Per dovere di cronaca vi mostro la foto del viale Tiziano dopo l’intervento ordinato dal nostro Sindaco (nel senso che l’ho nominato Sindaco del Blog) e prima ancora sollecitato da quell’impagabile dito nel culo noto come Dottordivago:

Photo-0055

Ripeto: marca “bravo” al Sindaco, di cui vi mostro un’immagine di repertorio:

don-chisciotte

Sindaco Fabbio… Piercarlo… posso chiamarti Pier? No, eh?
Va beh, pazienza.

Non ce la faremo mai.
Nè lei nelle vesti di Don Chisciotte, nè io in quelle di Sancho Panza.
Già la strana coppia le ha buscate da pochi mulini a vento nella vasta e riarsa Mancha, figuriamoci noi, che ci troviamo in una foresta di mulini a vento, un ginepraio di mulini a vento e dove ci giriamo ci picchiamo la faccia dentro.

Oggi ho assistito alla nostra sconfitta: la mia, la sua e di tutti quelli che vorrebbero far funzionare le cose.
Non abbiamo speranze.

Rientravo dalla corsa giornaliera, completamente sfiatato dalla temperatura e dagli anni che passano; vedo una fila di nuovi cassonetti, vicino a cui si ferma una Fiesta “vintage” da cui scende una cinghiala mannara con sigaretta in bocca, pantaloni purtroppo aderentissimi e zeppa di una spanna che comunque non riusciva a dare il minimo slancio ad una struttura nata per diventare un muletto ma crudelmente convertita in donna.
Ha uno scatolone stretto e lungo, una specie di colonnina 30x30x100.
Si avvicina, devo riconoscere correttamente, al cassonetto della carta; peccato che il senso civico sia già in riserva, infatti vorrebbe infilarlo bello intero: ovviamente non entra dall’apposita feritoia, che sarà un 25×80 o giù di lì, fatta apposta proprio per evitare che con tre scatoloni integri il cassonetto sia pieno.
Senza posare lo scatolone, prova con una mano a sollevare il coperchio: la struttura fisica glielo consentirebbe ma ci vorrebbero almeno due mani per riuscirci, piegando irreversibilmente la meccanica di apertura, inoltre la sigaretta in bocca la sta semi-asfissiando.

Se solo posasse lo scatolone e ci salisse sopra, lo ridurrebbe così sottile da farlo entrare in una cassetta delle lettere…
Invece, dopo una madonna nel suo idioma, qualcosa che suonava tipo

tu-tunnu ti-ta-ta-tao

ha lasciato lo scatolone intonso vicino al cassonetto e se n’è andata.
Non sto facendo il leghista, sto solo riportando i fatti: se si fosse trattato di una signora dell’Alessandria-bene, una caga amaretti scesa da un SUV di otto metri, con tailleur e Fendi tacco 5, l’unica differenza sarebbe stata che non avrebbe neppure provato a sollevare il coperchio.

È un episodio piccolo piccolo ma con una grande morale:

caro il mio Don Fabbiotte, dove cazzo vogliamo andare, con delle teste così?

Dottordivago

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Samarcanda

Il giorno di Ferragosto ero su una strada di montagna con Bimbi seduta al mio fianco.
Io le odio, le strade di montagna.
Posso stare appeso con una mano all’ala di un aereo in volo, tenermi o cadere dipende da me. Ma ho il terrore dell’imponderabile e odio passare sotto a pareti di roccia e pietraie: panta rei, tutto scorre, e tutto ciò che è su, prima o poi cade.

Molti anni fa eravamo su una spiaggia delle Eolie, ai piedi di una falesia altissima: io ci sono rimasto cinque minuti, poi ho sentito un “tac” ed ho capito che era caduto un sassolino.
A costo di sembrare matto, ho obbligato Bimbi a cambiare posto.
Pochi giorni dopo, su quella spiaggia, alcuni ragazzi sono morti sotto una frana.

A volte servono anche le fisse più assurde.

Ridere, ridere, ridere ancora, ora la guerra paura non fa…

Sempre a Ferragosto, su un’auto identica ma su un’altra strada, un’altra coppia si godeva una giornata di festa.

bmw1Non conoscevano la strada ma per queste cose c’è il navigatore…

Io lo odio, il navigatore.
Non ce l’ho, non faccio nè il rappresentante nè il tassista.
Non lo voglio, non mi serve e spesso ti fa spegnere il cervello.
E quelle rare volte che, con qualche amico, sulla sua macchina, cercavamo un ristorante in qualche posto infrattato, tutto bene fino alla penultima svolta.
Poi il cervellone si cagava addosso e passavamo mezzora a chiedere a uno o all’altro, come ai vecchi tempi, solo che allora, senza la sicurezza del cervellone, lo facevi lungo la strada e lo facevi prima, non dopo essere tornato indietro un paio di volte.

Comunque, la nostra coppia ha il navigatore, che li manda su una strada di montagna, una specie di mulattiera.
Capiscono di aver sbagliato strada e invertono la marcia.

bmw1 - Copia In quanti milioni di punti esatti avrebbero potuto riconoscere l’errore e di conseguenza fermarsi? 
In quanti milioni di punti esatti avrebbero potuto fare manovra ed invertire la marcia?
Ma l’hanno fatto lì, proprio lì e proprio in quel momento.

Corri cavallo, corri ti prego

fino a Samarcanda io ti guidero’…

In quanti milioni di punti esatti si sarebbero potuti trovare? Se solo avessero incrociato un’altra auto o non l’avessero incrociata, se solo un animale avesse attraversato la strada e avesse costretto il guidatore ad alzare un attimo il piede, se solo lei avesse detto «Guarda che bello…» e si fossero fermati mezzo minuto.
Sarebbe bastato una starnuto dell’uomo: la sollecitazione del trigemino obbliga a chiudere gli occhi e a rallentare impercettibilmente.
Niente di tutto ciò: tra milioni di punti esatti, loro erano proprio lì.

bmwUn masso del peso di un quintale, smosso dalle recenti piogge, è caduto.
Poteva prendere mille traiettorie, poteva trovare un ramo che lo deviasse impercettibilmente, poteva fermarsi contro le reti di protezione.
Invece ha trovato qualcosa, sì, ma qualcosa che ha fatto da trampolino e quello stronzo, rimasto lì per milioni di anni, ha scavalcato le reti e proprio in quel momento è caduto sull’auto.

T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda,

eri lontanissimo due giorni fa,

ho temuto che per ascoltar la banda

non facessi in tempo ad arrivare qua.

Dove c’è lo squarcio c’era la testa di una ragazza di 29 anni.

Capisco di essere particolarmente sensibile a questo tipo di disgrazia ma…
Gente, siamo proprio appesi ad un capello: se solo potete, godetevi tutto ciò che avete, fate come si dice al mio paese…
Prendetela bene.

Dottordivago

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Sono arciconvinto che l’essenza dell’Uomo è un dito: il pollice opponibile.
Da lì nasce e si evolve tutto, dal rollare le canne al dare al corda ai vecchi orologi, dall’invenzione della ruota allo sbarco sulla Luna.

Noi siamo un dito.

Infatti io, nel mio piccolo, sono stato un bel dito nel culo del Sindaco, questa settimana, con la storia del Figlio di Superciuk, a proposito delle condizioni in cui si trovavano il Ponte Tiziano e l’omonimo viale.

L’altro ieri il Sindaco mi ha (“ci ha”, visto che l’ha fatto su queste pagine)comunicato che avrebbe fatto effettuare un sopralluogo ed io, che sono una merda, ho pensato: «Più che un osservatore/supervisore bastava mandare uno con una scopa…»
Ieri sera mi ha inviato il link del suo sito, in cui è visibile tutta una serie di foto del sopralluogo (ma dove cazzo ero? Praticamente su quel ponte ci vivo…) effettuato personalmente dall’ineffabile Sindaco Fabbio.
Per i non Alessandrini, il Sindaco è quello col “baffetto da sparviero”…

Sopralluogo

ponte1

No! Piercarlo non farlo!

ponte2

Tranquilli, non voleva buttarsi, rieccolo sano e salvo, fiore tra i fiori…

ponte3

Si vede il marsupio???

 

Va beh, il sopralluogo l’ha fatto.
Fidarsi ‘na volta di quello che dico io… no, eh?…
Comunque, ieri era il 12 agosto, venerdì, quindi facciamo passare il week end lungo e speriamo che dopo Ferragosto qualcuno si ricordi…

Questa mattina, per essere precisi sabato prima di Ferragosto, verso le nove sto andando in negozio; imbocco il ponte e…

uomo con decespugliatore su pista ciclabile…

intervento2

secondo uomo con decespugliatore sul marciapiede

intervento1

Ecco, il secondo ha fermato per un attimo la macchina infernale, mi ha fatto passare gentilmente, poi è ripartito a palla e mi ha sparato una rosata di ghiaietto nel coppino.
Credo mi abbia riconosciuto…

Sindaco Fabbio… Piercarlo… posso chiamarti Pier? No, eh? Va beh…
Per prima cosa,

marca bravo al Sindaco,

mi è piaciuto il suo intervento.
Solo che… Sindaco, si è studiato una grana…
Si rende conto che così facendo ha generato un mostro?
Ero un improvvisato Gabibbo a scartamento ridotto, con poche speranze di essere ascoltato.
Ma visto che sembra funzionare, d’ora in poi, quando ne vedrò la necessità, non le farò mancare qualche rottura di coglioni extra, promesso.

Dottordivago

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Ufff… ‘sto Sindaco… quasi quasi non lo sopporto più… mò s’è messo pure a commentare a raffica…

In "Caccia ad Ottobre Rosso" il vice presidente degli Stati Uniti dice a Jack Ryan:

Vede, io sono un politico, il che significa che quando mi abbasso per accarezzare un bambino, lo faccio per rubargli le caramelle. Ma significa anche che non mi precludo mai nessuna possibilità ecc. ecc.

Ecco, il nostro Sindaco è un politico, fosse pure un ex criminale della Guerra Balcanica o un insospettabile serial killer, però alle sette e mezza del mattino risponde alle domande del volgo, non dico sul suo sito o sulla sua pagina Feisbuk, bensì su un blog qualsiasi, questo.
Che poi “blog qualsiasi” glielo dite a vostra sorella (“glie” rafforzativo)…

Quando mi domanderò se stia amministrando bene o male la città, dovrò ricordarmi che chi stava su quella sedia prima di lui era una specie di entità metafisica, incorporea e irrintracciabile come un fantasma.
Peccato: con tutte le battute che Berlusconi ha sprecato su Rosy Bindi…
Avesse mai scoperto Mara Scagni (impossibile, non l’avrebbe trovata), avrebbe abbandonato la politica per darsi al cabaret.
A tempo pieno, intendo…

L’ho cercata venti volte, quella babòna panatèra (blatta, scarafaggio, per i non alessandrini) e non l’ho mai trovata, nè personalmente nè telefonicamente.
Poi arriva il Sindaco Fabbio ed ora il rischio è di trovarselo pure seduto sullo zerbino…
Però c’è, questo bisogna riconoscerglielo.
Come gli Americani: possono piacere o meno, però hanno inventato il rock ’n roll, gli altri manco quello.

Bòn, chiusa la Genova/Nizza, per oggi basta così.
Anzi, no.

Sindaco Fabbio… Piercarlo… posso chiamarti Pier? No, eh? Va beh…
Riallacciandomi per un attimo ai post precedenti ed indossando per poche righe i mutandoni del Figlio di Superciuk, oggi ho scattato un paio di foto al viale Tiziano (per i non Alessandrini dirò che è il viale che porta al ponte Tiziano, il famoso “Ponte sul fiume di guai”).

Per non disturbare un paio di negher che facevano la pennica sulle panchine,  non ho fotografato i punti migliori (sai com’è, finisce sempre che credono che con la foto gli rubi l’anima…) ma già un’idea ce la possiamo fare:

Photo-0046 Photo-0045

Lei è sempre presente, gli spazzini molto meno: a distanza di tre settimane da quella domenica di buriana, ponte e viale continuano ad assomigliare al sottobosco nel periodo delle castagne, segno inequivocabile che da lì non passa nessuno da almeno un mesetto.
Ma non si preoccupi: sto parlando di estetica, non di politica…

Dottordivago

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benvenuto benvenuto

Benvenuto ufficiale con cesto d’ordinanza per due nuovi arrivi, giusto per rispettare le tradizioni consolidate.

Devo fare una confessione: sono un uomo di merda, uno schifoso lacchè asservito al potere.
Mentre il buon Tinpa si è fatto la trafila classica –vi ricordo che il benvenuto ufficiale scatta al secondo commento- per il Sindaco di Alessandria ho fatto uno strappo alla regola e ho cacciato il cestino già al primo commento: diciamo che l’ho fatto entrare nel blog a bordo di un’auto blu su una corsia preferenziale.

Cosa volete mai, una volta che gli dai un vizio, poi tocca mantenerglielo…

E visto che qualche giorno fa il Ragionier Pantofola ha contribuito nel rintracciare un brano per un mio amico (“contribuito” nel senso che io gli ho canticchiato al telefono ah-ah uhm uhm lala lala lala là iu nau e lui mi ha detto titolo e interprete…) ed ho ancora il link sotto mano, perchè non offrirvi una robina leggera leggera che aspetta solo di essere canticchiata per regalarvi un po’ di allegria?

Dài, gente, tutti insieme

ah-ah uhm-uhm

la-la la-la la-la là iu nau…

 

Dottordivago

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Non vorrei che a qualcuno venisse in mente che sto baciando il culo del Sindaco.
Mettiamo le cose in chiaro, poche regole fondamentali che mandano avanti il mondo:

  • per una grande parete ci vuole un grande pennello,
  • i negri hanno il ritmo nel sangue,
  • le donne sono tutte puttane,
  • i politici non hanno mai ragione, a prescindere.

Quello che voglio far notare è che anche quando i ricchi/potenti hanno una pensata decente, intervengono i poveri/sottoposti a rovinare tutto.
Sono proprio questi i personaggi che Superciuk, il supereroe che ruba ai poveri per dare ai ricchi, vuole castigare.

Anche perchè le belinate dei potenti non le castiga nessuno, quindi la storia di Superciuk è un modo come un altro per segnalare minchiate facilmente risolvibili, in un modo più disincantato e informale di una “vibrante lettera di protesta”.
Io penso che se tutti –non dico sistemassero- ma anche solo segnalassero ciò che non va, invece di lamentarsi e basta, forse chi di dovere potrebbe convogliare le poche energie (ricordiamoci che la coperta è corta) dove servono. Insomma, la morale assomiglia a quella del detto

scopa davanti alla tua porta e tutta la strada sarà pulita.

Torniamo sul ponte e teniamo sempre a mente che l’idea di bordare di rose i 280 metri del ponte Tiziano, unico ponte cittadino rimasto, è stata ottima.
La cosa che mi stupisce è che le rose non sono ancora state rubate tutte, come succede di solito, e quando succede non si tratta di teppisti: si tratta quasi sempre di dolci signore di una certa età e di distinti pensionati, i quali trovano più conveniente abbellire il giardino con quel sistema che non cacciare qualche euro dal vivaista.
So di cosa parlo: me l’ha riferito mio padre, che passa la giornata con altri pensionati i quali, quando vogliono fare un regalino alla moglie, vanno a sradicare qualche pianta dal verde pubblico per trapiantarla nel proprio giardino:

Eh… intanto, lì… non sono di nessuno…

SONO DI TUTTI, vecchio coglione.

Per chi non leggesse i commenti, faccio notare che il Sindaco mi ha risposto (su Feisbuk, che fastidio… A quando un bel commentino su queste pagine, eh?) cosa meritevole, per un politico, come fa notare la Niki.
Solo che dalla sua risposta ho capito di non essermi spiegato bene

Sì, lo riconosco: con la riga precedente la mia lingua è saettata come quella di un camaleonte e si è fiondata tra le chiappe del Sindaco: manca ancora che dica al Sindaco che non ha capito un cazzo, vi pare?
Non lo dico per due motivi: primo, perchè il Sindaco ha capito benissimo ma non vuole infierire sui suoi uomini, quindi mi ha risposto con un po’ di “zembo”, secondo perchè non voglio svegliarmi con a fianco la testa di un cavallo o ritrovarmi con una macchina dei Vigili attaccata alla mia, come una roulotte…

Ma il figlio di Superciuk reclama teste umili, per i potenti c’è Beppe Grillo.
Sindaco Fabbio… Piercarlo… posso chiamarti Pier? No, eh?
Va beh, comunque sia, venga con me: la porto a fare a fare un giro sul ponte.

Il rossetto al maiale.

Dunque, abbiamo appurato che a piantare le rose ci sono andati tre zozzoni che hanno lasciato i rifiuti di un dopo-concerto e qualcun altro (come è possibile che me li sia persi?) ha installato l’irrigazione in stile Polesine 1951.
Ora, d’accordo che non sono più i tempi di Ernestìn (post precedente) e che se uno è incaricato di fare un lavoro è già grasso che cola se ne fa il 70%, quindi non pretendo che gli zozzoni dal pollice verde o gli ingegneri idraulici si sbattessero oltre il dovuto…
Capisco anche che i lavori nuovi hanno un certo impatto sull’elettorato e l’ordinaria manutenzione no.
Ma sarà andato qualcuno di quelle centinaia di lavativi comunali a vedere che tutto fosse a posto?
E non dico che ci dovessero pensare personalmente i suddetti lavativi ma era troppa fatica fare una telefonata al collega giusto? E magari dire: «Le rose sono piantate, solo che abbiamo dato il rossetto al maiale…» e inviare le seguenti foto:

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Ecco, non dico estirpare una a una le erbacce ma anche solo dargli una bella piallata col diserbante non sarebbe una brutta idea… Non per altro: in alcuni punti sono vere e proprie piantine e stanno sollevando gli autobloccanti… Photo-0033

E non è l’unica cosa che stona con il preteso abbellimento del ponte:

Photo-0043

Questa è fresca di oggi, lunedì 8 agosto, ore 14,30: a parte quello che al mattino è un simpatico stagno alimentato dall’irrigazione e che di pomeriggio diventa un pantano (in secondo piano) su marciapiede e pista ciclabile, a parte quello…
Ma quelle foglie secche… sono lì da tre settimane, da quella domenica di vento terribile che ha pelato le piante del viale e ha staccato dal muro una tenda del mio negozio, ragione per cui me ne ricordo bene.
Bello anche il rampicante che ricopre i primi metri di balaustra ma ormai si è mangiato mezzo marciapiede, mentre un galoppino con un decespugliatore potrebbe sistemare la cosa in cinque minuti.
Mi creda, la foto non rende giustizia: quel tratto è realmente una schifezza.

Ora, a differenza dei suoi detrattori, io non credo che lei debba essere ritenuto responsabile di ogni cosa malfatta. Però vorrei farle notare che se in questi giorni qualcuno ha preso lo stipendio per tenere pulito il ponte, quel qualcuno le ha ciulato il grano.
Il che non sarebbe gravissimo –lei è ricco di famiglia, no?…- se quel grano non fosse pure il nostro…

Però però però… Forse il male peggiore non è nè molto in alto nè molto in basso, temo che il problema sia nell’anello di congiunzione: come dicevano gli antichi

in media stat lavativus

E mi riferisco a quelli che dovrebbero controllare.
Mi scappa di divagare, giusto un momentino.

Abbiamo più leggi di qualsiasi altro paese al mondo ma nessuno che ne controlli l’applicazione.
Ricordo un giorno di una ventina di anni fa, quando erano stati da poco introdotti i limiti di velocità, su proposta di quel cane malato del ministro Ferri, che poi si divertiva a sfrecciare a 250 all’ora con la scorta.
Rientravamo dalla classica mangiata di ostriche a Nizza e, quando siamo arrivati alla frontiera, abbiamo assistito allo spettacolo di una quindicina di stranieri che tentava di capire a che velocità si dovesse viaggiare in Italia: due diverse velocità, in base alla cilindrata, su strade extraurbane; due diverse velocità, sempre in base alla cilindrata, sulle autostrade; meno dieci kmh per tutti nel week end ecc… ecc…
Se ci sono due persone in grado di fare più casino degli Italiani durante una discussione, quelle due persone sono francesi, infatti piantavano un casino della Madonna, quasi si menavano.
Poi tutti quanti salivano in macchina e partivano come Mister Magoo; dopo qualche kilometro, capivano l’antifona e si lanciavano ventre a terra come noi Italiani, tanto ci saranno stati tre autovelox in tutta la penisola.

Torniamo a casa nostra.
Quattro o cinque anni fa eravamo a cena con due coppie di amici.
Nel corso della chiacchiera, Tizio dice a Caio: «Lì, sotto casa tua, a che punto sono i lavori della rotonda?»
«Sì, bella battuta, scemo: piuttosto, quando cazzo finite?»
«Guarda che non sto scherzando, lo sto domandando a te…»
«Ma sei scemo?!… Sei uno dei responsabili dei lavori…»
«Sì, ma è anche una settimana che ci sono 35 gradi e io col cazzo che vado a vedere cosa stanno facendo…Tu, piuttosto, basta che apri la finestra…»
Intervengo io: «Ecco, effettivamente tu prenderesti anche uno stipendio…»
«Ma cosa c’entra!… Lo stipendio lo prendo in quanto dipendente comunale, non per fare la sauna…»

La cosa angosciante è che non stava scherzando, credeva in quello che diceva: lo stipendio lo prendi perchè sei un dipendente comunale, punto. Tutto ciò che si presenta al di fuori della riscossione dello stipendio, è una circostanza sgradevole da evitare per quanto possibile.
Morale: se chi controlla ragiona così, come ragiona chi dovrebbe essere controllato?
Ragiona come quelli che hanno allagato l’angolo dei pensionati o che hanno piantato centinaia di rose a un metro dalle erbacce, senza che li sfiorasse il pensiero di eliminarle.
Esattamente come dare il rossetto al maiale o, come alla corte del Re Sole, dove ci si dava il profumo sulla merda, visto che l’acqua non la vedevano mai.

Ma qui parliamo di rose e erbacce, fatto più simbolico che sostanziale; il problema nasce quando si muovono tanti soldi, parlo delle “cricche”, parlo dei lavori che fanno aumentare il PIL (Porco Ingordo Ladro): se non siamo in grado di controllare le cazzate di casa nostra, come possiamo sperare di dare una sterzata virtuosa all’impiego dei nostri soldi su scala nazionale?

Colpo di genio

Per concludere, ci sono situazioni che non si spiegano neppure con la svogliatezza o con la stupidità: è proprio cattiveria.
Oppure è Genio.

Questo è l’attraversamento pedonale di fronte a casa mia: le strisce sono allineate con lo scivolo del marciapiede di fronte. A parte il fatto che proprio nell’unico posto dove uno non rischia di essere investito, nello spazio tra le due corsie, con la pioggia si forma un lago, per il resto, nulla da segnalare.Photo-0039

Una volta era così anche dalla parte di casa mia.
Poi qualcuno ha giustamente fatto notare cha dove c’è lo scivolo, con la pioggia, si formava una pozzanghera profonda dieci cm.
Sono intervenuti, hanno smontato dieci metri di marciapiede, l’hanno rimontato e adesso la pozzanghera che si forma è di soli cinque cm.
Ma non è quello il punto.
Una volta lo scivolo era allineato con le strisce pedonali, adesso è così:

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Hanno tolto due cordoli per lato (quelli gialli e neri) e, quando li hanno rimessi, ne hanno riposizionati tre sulla destra e una a sinistra, così lo scivolo è sfalsato rispetto all’attraversamento. Non dico di guardare il centimetro ma ‘sti imbecilli sono riusciti a rifare lo scivolo per metà fuori dalle strisce.
Lo so, anche questa è una cazzata.
Ma per fare un lavoro del genere, che cognizione ci vuole?

Signor Sindaco, in quanto figlio di Superciuk dovrei chiederle le teste del cretino che ha lavorato e di quello che non ha controllato.
Ma non lo faccio, semplicemente perchè le ho già:

ciuchinociuchino   Dottordivago

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Sto pensando al Sindaco Fabbio che, dopo la lettura del post precedente, si starà domandando cosa voglio da lui: abituato a gente che prima gli sottopone una grana poi gli dice “buongiorno”, i miei fini sono un momentino più criptici ma, soprattutto, l’ho presa un po’ larga…
Un momento, adesso ci arriviamo.

Sindaco Fabbio… Piercarlo… posso chiamarti Pier? No, eh? Va beh, pazienza. D’altronde, se noi la chiamiamo Sindaco è perchè a suo tempo ha preso più voti di quell’altro rospo là, giusto?
E secondo lei, perchè mi chiamano Dottordivago? Per il dono della sintesi?

Ok, visto che non è pensabile che lei vada a tirare le orecchie ai tre cinghiali addetti ai fiori, avrei potuto fare a meno di parlargliene.
Ma io, su quel ponte, sono una specie di poliziotto di quartiere, sono un custode, quasi un Ernestìn della situazione…
E mi scappa di divagare.

Ci pensate che bello sarebbe se ogni quartiere avesse un Ernestìn?
Ernesto (Ernestìn, per tutti i Cuccaresi) era il cantoniere, spazzino, giardiniere e manutentore globale del comune di Cuccaro Monferrato, il paese in cui ho trascorso ogni momento libero della mia infanzia.
Una novantina di chili di muscoli distribuiti su poco più di un metro e ottanta di altezza, canottiera blu e paglietta perennemente in testa, parlata strascicata alla John Wayne e, come l’indimenticabile Ringo, parlava socchiudendo un occhio: indubbiamente un uomo di una volta, nel senso buono; così “di una volta” che non stonava neppure sentirgli dire «Sole di vetro e aria di fessura portano dritti alla sepoltura» o altre simili perle di saggezza popolare.
Era perennemente in giro per il paese, di cui conosceva ogni sasso, foglia, nido di vespe o formicaio.
E aveva una camminata… L’antitesi del moonwalking, in cui si arretra dando l’illusione di camminare in avanti: l’Ernestìn aveva un passo che sembrava lento ma se provavi a camminargli a fianco, ti faceva sputare l’anima: devo ancora capire dove fosse il trucco. 
Non aveva macchinari specifici per ogni lavoro: se era in trasferta ai confini del paese lo vedevi passare in Vespa, la sua, con in spalla la roncola o il badile o “el fer da siè” (la falce), corredata di contenitore d’osso per la “cu” (la cote, la pietra per affilare la falce) portata alla cintura come un pugnale Apache, o perlomeno era l’immagine che ispirava a noi che avevamo dieci anni.
Ecco, in Vespa non “sembrava” andare piano, andava veramente piano, in modo quasi offensivo nei nostri confronti, che non avevamo ancora l’età per il motorino ma che già sognavamo i cento all’ora…
Così gli tiravamo le balle: «Ernesto Sparalesto, Ernesto Lentovespo…»
Quando ha capito cosa intendevamo, ci ha spiegato che lo stato delle strade dipendeva da lui, quindi doveva vedere tutto e non avrebbe potuto farlo ai 50 all’ora; infatti si fermava a dare un taglio ad ogni ramo che solo si avvicinava alla strada, mentre ai lati dei fossi l’erba era disegnata come le sopracciglia di Julia Roberts.
Il paese aveva sei strade: Castello, Crocetta, via Roma, Ronchetto, Pragelato e Montalto; col suo passo misterioso Ernestìn lo percorreva tutto in un’ora con la scopa in mano o in spalla, tutti i giorni, poi si dedicava al resto.
E quando si fermava da “Carletto”, il circolo parrocchiale, per farsi un bicchiere di “spuma”, era meglio non farsi beccare a gettare a terra -non dico la carta!- ma anche solo lo stecco del ghiacciolo o del Concertino: in quelle mani, l’orecchio di un bambino sembrava finirci per magia e solo la magia poteva liberarlo, tipo Spada nella Roccia, per intenderci…
Era veramente il custode del paese: una lampadina bruciata poteva rimanere tale per cinque minuti, poi arrivava l’Ernestìn con quella lunghissima canna e la sostituiva in un attimo; oggi arriverebbero quattro addetti con un cestello elevatore e bloccherebbero il traffico per mezzoretta…
Vedeva tutto.
Non solo i buchi nell’asfalto o un animale morto in un fosso o le rare macchine di “forestieri” a cui riservava un’attenzione particolare: se mai vedeva ripassare la stessa e se le facce non gli piacevano, gli piantava gli occhi addosso come dire «Và che ti ho fatto la foto…» e, che io sappia, nessuno gli ha mai domandato “«Cazzo c’hai da guardare?»
Era una sorta di “forza di primo intervento”, un primo filtro per i vari personaggi di passaggio, visto che a Cuccaro non c’era la caserma dei Carabinieri; ma se già c’era in giro Ernestìn, si poteva stare tranquilli: non l’ho mai visto imbufalito ma credo che con una mano potesse disossare un eventuale malintenzionato.
Vedeva tutto.
Come Heimdall, il Guardiano del Ponte dell’Arcobaleno, vedeva le tracce degli uccelli nel cielo e sentiva crescere l’erba e il vello delle pecore.
Vedeva la tegola che spuntava due dita da un tetto ed avvisava il proprietario; vedeva una crepa in un muro e consigliava di mettere “una spia”; se un trattore perdeva olio, lui ci buttava la segatura, che poi scopava; molti vecchi contadini avevano ancora i buoi al posto del trattore e lasciavano giù certi stronzi… (i buoi, non i vecchi contadini…) 
Arrivava l’Ernestìn e il merdone spariva, per  finire in un’aiuola o in un orto: con lui, manco la merda andava sprecata.

Ecco, io non sono degno di essere definito “l’Ernestìn del ponte”, però se vedo le cose malfatte mi girano i coglioni e non riesco a fregarmene, così lo dico al Sindaco, anche perchè, secondo voi, se telefonassi all’ufficio preposto, cosa otterrei?
L’avete già visto un dipendente comunale quando risponde al telefono? Sembra che di colpo tutte le pene del mondo finiscano sulle sue spalle, anche se l’interlocutore gli ha chiesto l’ora, oppure sembra che nulla sia di sua competenza: chiedetegli un suo campione di DNA e lui vi dirà di rivolgervi a qualcun altro, in un altro ufficio…

Torniamo ai fiori sul ponte Tiziano.
Un mio amico diceva sempre che “il problema non è comperare una Ferrari ma mantenerla”; io gli rispondevo sempre «Facciamo società: tu comincia a comperarla, a mantenerla ci penso io…» 
Ecco, sul ponte i fiori sono stati piantati, ora tocca mantenerli, cioè bagnarli.

Che meraviglia sarebbe, in tempo di ecologismo esibito, vedere un Ernestìn, con la botticella sul carro a mano, passare e bagnare i fiori.
Purtroppo… è il progresso, bellezza!
Ma soprattutto… è la gestione della Cosa Pubblica, bellezza!
Quindi, prima che qualcuno blocchi il ponte per un’ora tutti i giorni in attesa che un paio di Canadair bagnino le rose, è meglio sfruttare la tecnologia. 
Così, chi è pagato per pensare ha deciso di far montare un impianto di irrigazione automatica: ottima idea, in mancanza di un Ernestìn. 
E sono intervenuti quelli pagati per farlo.
Eccolo, anzi, ecco il risultato:

Photo-0029 

La quantità d’acqua impiegata sarebbe quella giusta, se si trattasse di tenere produttive le risaie dello Yunnan…
Solo che là è tutto in piano mentre il ponte sale e scende, così l’acqua in eccesso che esce dalle fioriere finisce tutta in un unico posto. E neppure il sole di questo periodo riesce ad asciugare il pantano nell’arco della giornata, fino alla marea successiva. 
Faccio notare la signora in bici che sta scendendo dal ponte: eh sì, attraverso lo stagno passano la pista ciclabile e il marciapiede. La signora si è fermata poco prima del guado e quando le ho detto «Passi pure che si tocca…» non ha capito la battuta e si è infilata con la bici fra le transenne (a sinistra), per passare in contromano sulla strada, a una spanna dalle macchine.

Poi, sempre qualcuno pagato per pensare ha deciso di estendere l’impianto al giardinetto sulla destra dello stagno, da poco valorizzato con nuovi fiori.
Buona idea. 
E sono intervenuti quelli pagati per farlo, che si saranno detti:«Alessandria è in mezzo a due fiumi? L’acqua non manca?»
E come avrebbe detto Totò, hanno sentenziato:

Ma sì, fai vedere che abbondiamo, adbondandis adbondandum…

Peccato che gli irroratori siano stati posizionati vicinissimi alle panchine preferite dai pensionati della zona:

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La due panchine a destra sembrano salvarsi ma è solo che col cellulare non riuscivo a farci stare tutto: segue un particolare della prima a destra, fradicia

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ed ecco il particolare della seconda, che si salva perchè l’irroratore non funziona (cerchio rosso) e si limita ad una polla che crea qualche metro quadro di pantano, mentre la panchina in primo piano gronda letteralmente.

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e il risultato, quattro panchine su quattro, è questo:

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I reumatismi dei pensionati ringraziano.

Ora, chi è il genio? No, davvero, vorrei stringergli la mano.
La mia, intorno al collo.

I “ricchi” amici di Superciuk, in questo caso il Sindaco o chi ha deciso di sistemare ed abbellire un angolo verde, hanno fatto il loro mestiere, vanificato dai “poveri”, cioè chi è andato lì con zappa e badile, attrezzi intellettualmente  troppo impegnativi per il loro cervello.
Signor Sindaco, lei ha un’idea di quali culi prendere a calci?
Anzi, no, niente calci: è sufficiente mandarli a sistemare tutto.
Ovviamente nel tempo libero, senza che ci tocchi pure pagarli due volte.

Continua

Dottordivago

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Nota dell’autore:superciuk

Per quei tre al mondo che non conoscono Superciuk (uno vive sul Perito Moreno, l’altro nell’Outback australiano e il terzo in uno di quei posti che finiscono con “stan”), spiegherò che il super eroe in ventriera e mutandoni, armato della micidiale “fiatata alcolica”, ha come unica missione quella di rubare ai poveri per dare ai ricchi.
Per chi volesse approfondire, era una guest star in “Alan Ford”.

Sono capaci tutti di prendersela con i potenti,

l’Italia è piena di gente che sarebbe pronta a sputare in faccia a Berlusconi o ad altri mille pezzi grossi. 
Con ottime ragioni, per altro.
Solo che, per fare un esempio, il vecchio puttaniere, in quanto personaggio pubblico col “dovere del perdono”, rinuncerebbe a denunciarli e gli eventuali sputatori lo sanno; ma la stessa gente non dice una parola al vicino cafone, per paura di prendersi uno schiaffo o di beccarsi una causa civile.

Bei tempi quando per parlar male dei potenti bisognava aspettare Carnevale per salire su un palco mascherati, sennò erano mazzate; in quegli stessi tempi, per contro, dovevi imparare a farti le tue ragioni con quelli come te e, alla fine, vivevi meglio.
Perchè? Perchè se subisci un sopruso da un potente, pazienza, sappiamo tutti che i nostri culi plebei sono creati apposta per ospitare nobili cazzi, mentre se ti fotte uno come te… eh beh, allora ti girano davvero.

Oggi puoi dire peste e corna di Marchionne ma prova a toccare un operaio lavativo e vedi…  Non parliamo se mai si trattasse di una donna o -mi vengono i brividi solo a pensarci- di un omosessuale o uno di colore: se solo gli/le dai dello/a sciocchino/a… eh, amico mio, puoi pure cambiare pianeta.
Mmm, a pensarci bene, una donna di colore e lesbica (magari un po’ tossica sarebbe l’ideale) potrebbe pure stare a casa dal lavoro e rubare sfrontatamente lo stipendio, tanto non oserebbe dirle niente nessuno…

Vorrei ricordare che la povertà e la sfiga sono situazioni da superare, non scudi o, addirittura, cose di cui vantarsi, come le centinaia di coglioni senza dignità che urlano davanti alle telecamere il loro “non arrivare a fine mese”.
La miseria, poi, non è garanzia di rettitudine, come una certa cultura ha preteso di farci credere, disegnando sempre il povero-buono contro il ricco-cattivo.
Solo un grande come Ettore Scola, in un periodo di lotta di classe come gli anni settanta, poteva tirar fuori dal cappello un film come “Brutti, sporchi e cattivi”, cosa che gli ha alienato non poche simpatie nelle fila più stupide della “sua” sinistra.

Insomma, i potenti hanno le loro colpe ma anche noi cazzoni normaloidi non scherziamo: si parla di malasanità come se l’istituzione fosse marcia, si indagano i direttori sanitari (per carità, lacchè di partito, eh…) e nessuno parla dell’inserviente che ha scambiato la bombola dell’ossigeno con quella della stufa catalitica.
Si parla di riforma della giustizia (per carità, sacrosanta) ma non del fatto che per un poliziotto/carabiniere sulla strada ce ne sono cento in ufficio, di indagini approssimative, di prove inquinate dal pressapochismo di chi è, in fondo, un dipendente pubblico con la stessa voglia di lavorare dei suoi colleghi del catasto, i quali, però, non rischiano una pistolettata ma neppure di mettere in galera un innocente.

I nostri politici, poi… vogliamo parlarne?
Però la colpa è nostra, di noi straccioni che li teniamo in piedi.
No, il voto a uno o all’altro non c’entra un cazzo: i potenti si appoggiano a un’organizzazione formata da sottoposti, i quali piantano le radici in uno strato di caporali locali che distribuiscono piccoli favori a “poveracci” come noi che poi votano per gli Scajola o i Penati, i quali si vendono a botte di milioni, che vengono –in parte, eh…- riciclati in migliaia di piccole tangenti a noi.

Insomma, il pesce puzza dalla testa, soprattutto se lo sguattero si dimentica -o non ha voglia- di metterlo nel frigo.
Quindi, aldilà dello sport nazionale di parlar male dei potenti, è ora che anche noi mezze tacche ci prendiamo le nostre colpe.
Bene, considerato quanto visto finora, mi trasformerò nel figlio di Superciuk e mi lancerò, al fianco dei potenti, nella Guerra Santa contro “i più deboli”.

Il ponte sul Fiume di Guai

Un attimo fa parlavo di politici.
L’unico modo che ho di controllare de visu l’operato dei politici, è quello di tenere d’occhio la mia realtà locale e quando parlo di “realtà locale”, devo tirar fuori un vecchio amico di queste pagine che da qualche tempo ci mancava.

Sindaco Fabbio… Piercarlo… posso chiamarti Pier? No, eh…
Va beh, pazienza.

Per dare a Cesare quel che è di Cesare, diciamo subito che il nostro sindaco, proprio due anni fa, ha abbattuto il ponte più importante della città, “perchè -mi ha scritto cortesemente-  per ottenere i fondi per il ponte nuovo, bisogna creare uno stato di necessità”…
O qualcosa del genere, che è un po’ come arrivare al punto di morire di fame per obbligare qualcuno ad offrirti una cena. 
A parte il fatto che la situazione mi ricorda più l’ottocentesco figlio debosciato che chiede soldi al papà dopo essersi mangiato tutto al tabarin, ora lo stato di necessità l’abbiamo ampiamente dimostrato ma di ponte nuovo non se ne parla ancora.
Ed io mi sento -e non voglio esserlo!- uguale ad un abitante della piana di Gioia Tauro o posti simili, in cui i soldi li deve sempre cacciare qualcun altro.
MA PORCO…ZZIO, possibile che i novantamila abitanti di Alessandria –più un quarantamila stranieri, non uno di meno, alla faccia delle statistiche…- non producano il reddito per costruirsi un cazzo di ponte di merda?
Un euro a testa al mese sono 24€ in due anni, moltiplicato anche solo per 100.000, sono quasi due milioni e mezzo di euro, con cui di ponti del genere se ne costruiscono due.
Sempre che non si tossiscano alcuni milioni per il progetto di Meier, magari risparmiando ripetute trasferte newyorkesi di mezzo Comune per discutere cose che la teleconferenza è la morte sua, magari non organizzando mostre in Cina per soddisfare le aspirazioni da gallerista della morosa di uno dei tanti potenti, magari facendosi ridare davvero i soldi da chi invece che in galera è finito in parlamento…
E dico solo le prime che mi vengono in mente.

Fino a qui, niente di nuovo: mi sto semplicemente lamentando dei potenti.

Tra l’altro, verificato il danno, devo riconoscere che all’atto dell’abbattimento del ponte sono stato inascoltato ed avventato profeta di sventure che non si sono mai verificate: prevedevo -come il resto dei miei compaesani- ingorghi e code bibliche, mentre finora abbiamo subìto pochi disagi in termini di viabilità; intendiamoci, niente di gradevole ma neppure insopportabile.

“Abbiamo subìto pochi disagi” è riferito alla media cittadina.
Ovviamente –ma non sarebbe neppure il caso di dirlo…- chi vive proprio in corrispondenza dell’unico ponte cittadino rimasto e che si becca il traffico, gli stronzi con le Harley e le sirene di tutta la città?

Io

Quest’uomo. L’Uomo con

tre buchi del culo che vive

nel Paese dei Cazzi.

Un romantico cavaliere dal

forte braccio, brillante

ingegno e cuor di fanciullo.

Nonchè blogger per signora.

Insomma, io.

Ecco, signor Sindaco, se potesse spostare il ponte Tiziano e piazzarlo…
Naaa… lasci stare, scherzavo…

Basta stronzate: il figlio di Superciuk deve stringere la ventriera e partire.

Io vivo aldiquà del ponte e lavoro aldilà, cinque minuti in macchina, undici minuti a piedi; se so che nella giornata non mi servirà la macchina, vado a piedi: 11+11 minuti al mattino, 11+11 minuti al pomeriggio = tre quarti d’ora di camminata che contribuiscono a mantenermi quel bel bocconcino, quella sorta di anello di congiunzione tra l’uomo e il peccato di gola che tutte voi appezzate.
Ops!… Scusate, avevo lasciato acceso il mio nuovo narcisizzatore Vanitron…

Torniamo al ponte. Percorrendolo spesso a piedi, è normale che conosca per nome gli autobloccanti del marciapiede e che non mi sfugga nulla di tutto ciò che avviene lì intorno. Solo che, a differenza di quei pensionati che possono stare mezza giornata dove c’è uno che dà una picconata in terra, io non mi fermo ma ci vedo meglio dei pensionati e poi sono più merda e ho un paio di lauree nel campo “lavativi”, nonchè un master sull’individuazione dei medesimi.

Il nostro Sindaco avrebbe anche delle buone idee, tipo quella di contornare di fiori i due lati del ponte.
Poi ci sono quelli che dovrebbero farlo materialmente.
Ve li ricordate i tre astronauti della Soyuz 11 morti per asfissia quarant’anni fa?
Fior di ingegneri avevano progettato un vettore ed una capsula sotto alcuni aspetti migliori del materiale americano, poi un operaio ha montato male la guarnizione di una valvola e i tre poveracci sono morti.

Il Sindaco ha dimostrato al sottoscritto che, se informato delle belinate dei suoi sottoposti, se può, ci mette una pezza.
E allora informiamolo, ‘sto benedetto uomo.

Bene, il Sindaco o qualcuno a lui vicino ha dato l’input, poi sono intervenuti i giardinieri, non saprei se dipendenti del Comune o di ditte appaltanti.
Naturalmente ho seguito le operazioni: con un carretto, stranamente “a mano” (sull’uso dei vari macchinari parlerò un’altra volta), hanno portato le piante fiorite dal furgone al ponte, le hanno svasate e trapiantate nelle fioriere di cemento.
Bella storia, Sindaco: a differenza di molte belle città, nessuno al mondo appenderà mai in casa una veduta di Alessandria, però quei fiori ci stanno proprio bene, chi è pagato per pensare ha lavorato bene.
Poi c’è chi è pagato per lavorare.

Faceva caldo.
I vasi di plastica nera che contenevano le piantine erano sparsi per tutta la lunghezza del ponte e, approfittando della pendenza, sono stati radunati a scarpate per essere portati via. Ora, capisco che faceva caldo ma anche solo per il fatto di lavorare per il Comune, uno dovrebbe sentirsi in dovere di comportarsi in modo dignitoso: il ponte è lungo 280 metri e percorrerlo una volta per infilare i vasi uno nell’altro, non mi sembra molto più faticoso che prenderli a calci e di sicuro presenta meglio.

Ma faceva caldo.
E mentre andavo in negozio, i tre addetti bevevano acqua, Vera frizzante, per l’esattezza; siccome sono una merda malpensante, mi sono chiesto che fine avrebbero fatto le tre bottiglie vuote.
Al mio ritorno –ve l’ho già detto che sono una merda malpensante?…- ho guardato sul ponte e… 

una

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e due…

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Della terza non c’erano tracce: o non era finita e se la sono portata via, o è volata direttamente nel fiume…
Che dignità, che soddisfazione c’è in una persona che fa un lavoro che dovrebbe abbellire la città ma lo svolge senza decoro nè rispetto?

Magari avete ragione voi: probabilmente nelle operazioni di piantumazione del ponte si sono incontrate due situazioni incompatibili: gli addetti erano tre caproni e, per contro, io sono un cagacazzo particolarmente attento o particolarmente cagacazzo, vedete voi.

Peccato, era una giornata in cui Alessandria era impegnata in una missione impossibile: ce la metteva tutta per apparire bella…

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Ecco, al punto non ci sono ancora arrivato ma, quasi quasi, un “continua” adesso me lo concedo…

Dottordivago

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Prossimamente

Periodaccio, gente: non so che fine fanno ma ogni volta che credo di avere un paio d’ore per me, mi giro un attimo e sono già sparite.
Quindi non si parla neppure di scrivere qualcosa degna di comparire su queste pagine, salvo mettere giù dieci righe e un “continua”, altro post di dieci righe e “continua”…
Naaa… mi beccherei più vaffanculo che contatti.

E allora, dieci righe alla volta, sto scrivendo

Il figlio segreto di Superciuk 
superciuk

Ci sentiamo mò che lo finisco, neh?…

Dottordivago

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