Caco, Carlotta, la mia prima e praticamente unica nipotina.
Dei suoi genitori, Mauro e Lella (rigorosamente nell’ordine in cui li ho conosciuti) ve ne ho già parlato spesso, ora aggiungerò che si tratta di figli unici.
E ci sarà un motivo, no?…
Scherzi a parte, una volta i bambini avevano un sacco di “zii di sangue”, fratelli e sorelle dei genitori; poi, con il calo delle nascite e l’aumento dei figli unici, molti bimbi si sarebbero ritrovati “nipoti di NN” per mancanza di fratelli di papà e mammà.
E lì sono intervenuti gli amici, promossi al ruolo di zii, che potremmo definire “zii di cuore” o “zii ad honorem” o, come nel mio caso, “zii di merda”, visto che posso orgogliosamente affermare di aver insegnato a Caco tutte le parolacce che ha imparato nel periodo pre-scolare, nonchè quello che si è presentato con un tamburo come regalo per il suo terzo o quarto compleanno, giusto perchè avevo un conto da regolare con i suoi genitori, che avevano sintonizzato Italia 1 sul 9 anzichè sul 6 come fanno tutti.
No, non sto farneticando nè leggendo una poesia futurista, è la pura verità.
Ah, dite che non è grave? Ocio alla divagata…
Primissimi anni 90.
Il mio sabato prevede una giornata di pesca al mare, con rientro pre-serale per cenare con altri amici a casa Mauro/Lella. A me rode un po’ il culo, visto che ci sono le qualifiche di un GP di Formula Uno, sport di cui, in quegli anni, non mi perdevo un fotogramma: vorrei registrarle a casa mia e rivedermele con comodo ma figurati se riesco a passare indenne pomeriggio e cena con gli “amici” senza che qualche stronzo mi dica come sono andate…
Ci pensa la Lella: «Beh, che problema c’è? Registri le qualifiche qui da noi e, quando rientri, un po’ cucini e un po’ te le vedi, oppure ci dai due dritte e cuciniamo noi. Però lo devi programmare tu perchè io non lo so usare, il videoregistratore…»
Ok, non è come vederle in diretta ma accontentiamoci…
Programmo l’arnese e parto.
Riesco miracolosamente ad ignorare il risultato per tutto il pomeriggio; alle 19.30 sono a casa Mauro/Lella, do qualche dest-riga in cucina e mi fiondo davanti al TV; riavvolgo il nastro e vai col “play”.
Mi si gela il sangue.
In basso a destra c’è il marchio di Tele Montecarlo e quello che sto vedendo è “Tappeto Volante”, condotto da Luciano Rispoli e le sue adenoidi.CAZZO CAZZO CAZZO!!! Ho programmato il canale 6, che in tutto il mondo è Italia1, che in quegli anni aveva i diritti per la F1…
Solo che in quella casa di scollegati dalla realtà sul 6 ci sono Tele Montecarlo e le adenoidi di Luciano Rispoli.
No, Lella, figurati…Non sono incazzato… E perchè mai dovrei?… Solo perchè…? Ma pensa te…
Sono
furibondo,
porco di qua e
porco di là!…
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Un paio di mesi dopo era il compleanno di Caco ed io mi sono presentato con un tamburo come regalo ma solo perchè era troppo piccola per i raudi… |
Torniamo sul pezzo.
Anche altri amici si sono riprodotti e ci hanno appioppato dei nipotini, così quando andiamo a trovarli Bimbi può scatenarsi coi regali e a me resta la sensazione di essere andato dal dentista…
Ma sono nipoti di seconda…
Caco è Caco.
Una sera abbiamo cenato con una coppia di amici, genitori di un nostro “nipotino”; ad un certo punto Federico mi ha chiamato “zio” e probabilmente mi ha creduto sordo, visto che mi ha dovuto chiamare tre volte: non capivo che ce l’aveva con me.
Bel tesoro, è un bimbo stupendo, simpatico e gradevole; solo che, a differenza di Bimbi, superamicissima di sua mamma nonchè zia a ragion veduta, io lo vedo pochissimo e non mi aspettavo l’appellativo, che mi ha stupito ed onorato.
Caco l’ho vista nascere e, anche se ultimamente ci vediamo poco, uno «Zio…» di Caco lo sentirei in mezzo ad un bombardamento e guai se dovesse mai chiamarmi in un altro modo.
Anche se ho rischiato di ucciderla…
Nel 1994 Caco aveva tre anni ed è venuta con noi a Porto Cervo, a giugno, periodo ideale per la scarsa presenza di turisti.
La poveretta si succhiava delle tirate assurde: in spiaggia all’una, come da Lella-programma, poi tutto il pomeriggio senza pisolino, sferzata dal classico maestrale -bella la Sardegna, eh?…- poi casa, doccia e… nanna?
No, ristorante.
A nanna mai prima di mezzanotte e il giorno seguente si ricominciava.
Ovviamente piangeva tutto il giorno.
Io resistevo cinque minuti, poi mi allontanavo meditando propositi infanticidi i quali, come la maggior parte dei miei propositi, non hanno trovato realizzazione: Caco, ti è andata bene che sono un pigro inconcludente…
Comunque, quest’infanzia da giovane spartana (la prima volta al ristorante, Caco ci è andata che aveva un mese di vita) l’ha temprata e oggi Caco è bella tosta: ha sviluppato un caratterino niente male, tutto questo senza perdere la sua caratteristica principale, che è quella di “essere su una rama” (in dialetto alessandrino “ramo” è femminile).
Anche se più che su un ramo è sempre stata sulla sua nuvoletta rosa, cosa che faceva ululare, ruggire, muggire e bramire la Mammalella.
Caco… a volte la mamma esagerava ma anche tu…: io mi ricordo bene di quella volta in cui hai fatto due volte il giro del salone cercando di infilare una ciabatta che ti sfuggiva…
Ho un’immagine di Caco piantata nel cervello.
Agosto 1998, Punta Ala.
Mauro e Lella sono le uniche persone a cui è riuscita l’impresa di portarmi in campeggio, anche se a determinate condizioni.
Il campeggio era meraviglioso, tutto all’ombra in pineta, con spiaggiona privata dotata di ristorante da urlo, gestito dall’immenso Sergio di Castiglione.
I proprietari erano tedeschi e lì dentro vigeva una disciplina da Wehrmacht: le macchine potevano passare un’ora al mattino e una al pomeriggio, solo e rigorosamente per scarico o carico bagagli, le piazzole erano enormi e cintate da una bassa vegetazione da sottobosco.
Tutti gli anni, a giugno, i genitori della Lella piazzavano la roulotte con veranda ed ogni comfort, ci stavano fino alla fine di luglio e ad agosto lasciavano il posto ai “ragazzi”.
Il fatto di trovare già tutto pronto, con solo una tenda da montare per la nanna, mi aveva convinto, congiuntamente alla possibilità di avere il bagno privato, una figata, anche se due volte su tre arrivavo lì e scoprivo di aver dimenticato la chiave in tenda…
Una mattina, saranno state le otto, stavo giusto rientrando “al campo” dal bagno, distante una cinquantina di metri.
A metà strada vedo Caco, sveglia da trenta secondi, bella come solo una bimba di sette anni appena alzata può essere, con una mise da spezzare il cuore di un poeta o spappolare il cervello di un pedofilo: lunghi capelli biondi, camicia da notte bianca sull’abbronzatura, ciabattine rosa.
Probabilmente stava inseguendo l’ultimo sogno: guardava in alto, verso i rami dei pini marittimi solitamente pieni di scoiattoli ma l’oggetto del suo interesse non erano gli animaletti, probabilmente non era niente in particolare, però lo inseguiva con una specie di danza da Driade, un grazioso balletto da un albero all’altro, con una leggiadria, appunto, da ninfa pagana in rapimento onirico.
O da bimba che ha giocato con l’armadietto dei medicinali…
O, più semplicemente, da Caco.
«Oh suonata, vedi gli angioletti?»
Un attimo per il ritorno alla realtà, poi: «Ciao zio, vado a fare la pipì…» e via, tranquillissima, come se fino ad un momento prima si fosse limata le unghie, anzichè aver danzato sotto lo sguardo divertito di mezzo campeggio.
Sì, se c’è una cosa di Caco che non dimenticherò mai, è proprio la danza silvestre della piccola Driade.
Fino ad una decina di anni fa eravamo sempre insieme, poi il trasferimento a Genova, la crisi, papà di qua, mamma di là…
Ci vediamo un paio di volte all’anno e l’ultima è stata un paio di mesi fa. Ci presentiamo di sabato sera per portare a cena la Mammalella e scopro che ci è concesso l’onore di avere Caco con noi: ormai è genovese a tutto tondo, vorrai mica che perda l’occasione per farsi offrire una cena?
Va là, testina, ero così contento che mi rideva anche il buco del culo (e poi la cena l’ha offerta di nascosto la Mammalella…), soprattutto quando ha dichiarato che ci avrebbe portato con la sua Mini con le orecchie rosa (gli specchietti sono rosa, vero?…) e che avrebbe messo a nanna i vecchietti prima di lanciarsi nella movida della Superba.
Equipaggio: Mammalella e zia Bimbi dietro, io copilota, Caco alla guida…
Caco alla guida???
Oh Gesù Bambino, sono “portato” da Caco!…
E guida bene, la piccola turbotarra…
Parcheggia “alla genovese”, cioè inteso come lasciare la macchina in un posto che da noi manco ti fanno la multa: i Vigili stessi ti tagliano le gomme.
Cena all’imbarcadero di Nervi.
Poco dopo inizia a piovere e la nostra autista dichiara che pensa di noleggiare un dvd e passare la serata dal moroso: lo zio tarro ch’entro mi rugge non condivide ma che ci posso fare?
Mmm… facimm’ ‘e persone serie, eh, zuccule’…
Sono un po’ suonato: troppe cose, troppe novità, troppi “avevo dieci anni da qualche parte e non so più dove li ho messi…”
E poi, una Caco così grande e sicura di sè… mi spiazza.
Usciamo dal ristorante, piove e naturalmente non abbiamo l’ombrello; la macchina non è distante ma bisogna passare un momento dal videonoleggio “lì vicino”.
Sarebbe lì vicino… Riportando Nervi sul quadrante di un orologio, noi siamo ad ore 11, torniamo verso ore 10, facciamo tutto il giro antiorario per arrivare, marci come funghi, davanti al negozio, ad ore 12.
Vorrei strangolarla ma… meno male, mi sento sollevato: Caco è sempre lei…
Entra con la zia Bimbi, io e la Mammalella le aspettiamo sotto un ponte , trenta metri più in là, verso la macchina.
Attacchiamo bottone con una signora che si ripara nello stesso posto, in attesa del marito che dovrebbe passare a recuperarla. Dopo un quarto d’ora dico alla Lella che è meglio tenere d’occhio il negozio, che quelle due insieme non ne fanno una normale; non finisco di dirlo: escono dal negozio e svoltano a sinistra, in direzione opposta a noi e alla macchina.
«OH STONATE… DOVE CAZZO STATE ANDANDO?!… »
Secco dietro-front, si guardano e si ammazzano dal ridere, ‘ste due disadattate…
Sì, grazie a Dio Caco è sempre lei.
E pure la zia Bimbi, mannaggia alla capa sua…
Oggi Caco compie vent’anni.
Solo a scriverlo mi commuovo, come questa mattina, quando le ho mandato gli auguri su Feisbuk.
Starò mica diventando un vecchio coglione sentimentale?
Auguri Caco, dal profondo del mio cuore.
Anche se non ti ho ancora perdonato uno dei peggiori affronti subiti nella mia vita: me lo ricordo ancora come se fosse oggi.
Avevi tre o quattro anni, io e la zia eravamo a casa vostra, come sempre.
La Mammalella, scommettendo su un cavallo sicuro, ti ha domandato chi fossero i tuoi zii preferiti; ok, eri solo una pupetta e in seguito hai valutato le persone per quello che sono…
Ma non ti perdonerò mai di aver risposto
la zia Orelia
Brutta stronza…
Lo zio Dottordivago
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