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Posts Tagged ‘Piquet jr’

Sottotitolo: Ode a Briatore.

Cerco sempre di parlare di cose che possano interessare un po’ a tutti ma oggi vorrei trattare un argomento che mi interessa(va) molto: la Formula Uno.
Cercherò di rendere interessante la cosa anche a quelli che “nun ‘ie ne pò fregà dde meno” sposando una mia linea editoriale consolidata che prevede un uso smodato di parolacce che, come le donne nude in copertina, funzionano sempre.

E se qualcuno non ama le parolacce?
Beh, quello può sempre andare a dar via il culo da un’altra parte.
Visto? Ho già cominciato.

Allora, che qualcuno riuscisse a trombare Flavio Briatore, francamente non me l’aspettavo.
La notizia è di poco fa: il Piemontese più astuto del mondo ed il direttore tecnico della Renault, Pat Symonds, hanno dato le dimissioni dai loro rispettivi incarichi.

E ‘sti cazzi? esclamerà chi non segue la F1.
Per dare a costoro un’idea della gravità del fatto, dirò che è come se Moratti e Mourinho, dall’oggi al domani, venissero cacciati dall’Inter: come minimo, a Milano ci sarebbero problemi di ordine pubblico; tutto questo al quadrato, visto che, al mondo, esistono migliaia di squadre di calcio ma solo dieci team di F1.

Per la mentalità anglosassone, che poi è quella dominante in F1, i pezzi grossi sono quelli che pagano per primi, però Briatore è italiano, e se un italiano importante dà le dimissioni, significa che siamo di fronte ad un E.L.E. (Extinction Level Event, una catastrofe epocale tipo l’asteroide che ha tirato una riga sulla voce “Dinosauri”).
In effetti, teoricamente si è trattato di un gravissimo reato sportivo, anche se, secondo me, Briatore ha fatto bene.

Cos’è successo?
Quando l’anno scorso si correva il GP di Singapore, la lotta era tra Ferrari e McLaren, mentre la Renault non se la inculava nessuno; serviva un buon risultato, visto che in tempo di crisi imminente erano in forse i finanziamenti della Renault Automobili al team di F1 e che buona parte degli investitori del Circus si trova in Oriente: una bella figura a Singapore sarebbe stata molto più evidente agli occhi degli sponsors.

Briatore, sulla figa ne ha fatte diverse, di belle figure, ma quella macchina non c’era verso di farla andare, così, essendo tutto meno che scemo, ha fatto questa pensata:

“Ho un pilota, Alonso, e un cretino, Piquet jr: faccio partire leggero di benzina il pilota, così si può avvantaggiare in partenza, solo che così si deve fermare prima degli altri a rifornire; appena ha rifornito, dico al cretino di ammucchiare la macchina contro un muro, in un punto lento (sembra impossibile, ma anche la stupidità di Piquet ha un limite…) del circuito, così entra in pista la Safety Car (quella che raggruppa tutte le macchine e le costringe ad andare piano finchè si libera la pista)”.

Il geniale regolamento dell’anno scorso prevedeva che in quel frangente (Safety Car) fosse proibito entrare ai box, un po’ come se fosse vietato salire sulle scialuppe quando la nave affonda o, se preferite, come nascondere il Viagra quando Berlusconi ha la casa piena di belle topolone.

Senza scendere troppo nei tecnicismi, così facendo Alonso si sarebbe ritrovato in testa ed avrebbe avuto buone chances di vittoria, come poi è stato.

Mi è sempre stato detto che è meglio aver a che fare con un disonesto che con uno stupido: il disonesto ti fotte quando gli conviene, lo stupido ci prova anche quando il primo culo che parte è il suo.

Lo Scemo

Per chi non lo conoscesse, questo è Nelson Piquet jr., il figlio del tre volte Campione del Mondo di F1, nonchè la prova vivente di quanto un padre si possa rincoglionire per un figlio.
È un bel pivello; peccato che, a parte il fatto di essere un uomo di merda, al volante sia come Mister Magoo.
Quando ha deciso di fare il pilota, suo padre non gli ha comperato la macchina, gli ha comperato la scuderia, con tecnici e meccanici; è sempre stato così: a quattordicianni si ritrovava ad essere il titolare della squadra ed il pilota.
All’età in cui Alonso e quasi tutti gli altri giravano l’Europa in macchina con il padre per andare a correre, lui si spostava in First Class o sul jet di papà; questo fino a ventanni, poi suo padre gli ha comperato l’aereo privato.
Dall’ dall’, se scassa ‘o metall’ dicono a Napoli; tanto ha fatto il papà, che ‘sto pirla si è ritrovato in F1 con la Renault, senonchè, trattandosi di pippa di prima grandezza, dopo due anni Briatore lo ha incamminato.
Questo accadeva circa un mese fa.

E lui, per vendicarsi, ha spifferato tutto il momò di Singapore.

Max Mosley, il presidente della Federazione Internazionale, quello beccato a farsi frustare le chiappe da due puttanoni vestiti da SS, prima di lasciare il suo posto, come richiesto da tutti data l’impresentabilità del personaggio, aveva solo due desideri: metterlo nel culo a Ron Dennis, boss della McLaren, ed a Flavio Briatore.
Con Ron Dennis è stato quasi un gioco da ragazzi: se tutti abbiamo uno scheletro nell’armadio, in quello di Ron Dennis c’è l’Ossario di Redipuglia; tra la Spy Story ed altri smerdi (non sto ad annoiarvi coi particolari) aveva abbastanza elementi per mandarlo non solo in pensione ma al patibolo.

Col Cuneese Gaudente era più dura: l’uomo non è uno stupido, quindi serviva giocare più sporco di lui, tipo servendosi di un infiltrato, se non un vero e proprio traditore.

Giuda si è impiccato, Gano di Magonza è stato squartato e Jago torturato a morte: si direbbe che sia dura, la vita dei traditori.
La pena di Piquet jr. sarà quella di essere considerato un ommimmerd’ vita natural durante, col rischio che una volta morto qualcuno vada a cagargli sulla tomba: al posto del cero ardente con l’immagine di Papa Giovanni -l’immagine di Quellolà no, porta sfiga…- un bello stronzone fumante.

Ma almeno suo padre, non poteva dirgli di stare zitto?
A pensarci bene, sembra che il padre sia più incazzato del figlio, e di sicuro tutte le mosse necessarie le ha concordate lui con qualche vecchio amico…

Con il suo comportamento, il piccolo Nelson ha dichiarato al mondo di essere:
1) considerato un galoppino, visto che gli chiedono di fare una porcata simile;
2) un galoppino che sa di esserlo, visto che ha accettato;
3) una carogna, visto che l’ha fatto;
4) un infame, visto che l’ha confessato;
5) un coglione a vita, per quanto sopra e per il fatto che non troverà più un briciolo di considerazione in giro per il mondo (salvo che il vecchio amico di papà non gli abbia fatto qualche promessa…)

Si consolerà coi soldi di papà, mi auguro fino al giorno in cui, nella tentacolare Rio, dopo una serata passare a gavazzare, due banditonji di favela gli spareranno al cuore; in testa no, il proiettile trapasserebbe l’osso senza danneggiare nulla: sempre in ambito F1, Enzo Ferrari diceva che “Ciò che non c’è, non può rompersi”.

Il comportamento del fenomeno carioca mi ricorda una vecchia storiella.

Un tale racconta ad un amico:
– L’altra sera, al cinema, mi si siede vicino uno che comincia a toccarmi…
– E tu?
– Lascio perdere e vado in bagno; questo mi segue e, mentre piscio, me lo prende in mano…
– E tu?
– Lo lascio fare: poi si sbottona i pantaloni e me lo butta nel culo…
– E tu cos’hai fatto?
– A quel punto ho stretto le chiappe, l’ho trascinato fino in sala e gli ho fatto fare una figura di merda!

Chiuso il capitolo Piquet jr.

Perchè Briatore ha fatto bene?
Perchè ha approfittato della follia di un mondo allo sbando -cosa che, per altro, gli è sempre venuta bene…- un mondo il cui regolamento fa sì che le macchine si sorpassino ai box anzichè in pista e che -per fortuna ora non più- in situazioni di emergenza come durante il regime di Safety Car i piloti non potessero rientrare ai box per rifornire, anche se rischiavano di rimanere senza benzina e  se lo avessero fatto, sarebbero stati pesantemente penalizzati.
Un mondo, la F1 di Mosley, in cui non si possono toccare i motori, le gomme sono uguali per tutti e la ricerca è limitata all’aerodinamica, fatto positivo se si parlasse di alianti ma molto meno se si tratta di auto; inoltre è vietato provare in pista -per risparmiare- così si ingrassano solo produttori di mega-computer e simulatori.

Briatore non è mio amico, non lo invidio per ciò che è ma lo ammiro per quello che ha saputo fare in trentanni, partendo dal suo paesello del Profondo Nord -e mi dicono anche pieno di debiti…- per diventare il simbolo stesso del successo e della ricchezza.
E poi rischia di essere uno simpatico, testa a testa.
Di sicuro è furbo e, a breve, lo vedremo tornare, magari con la BMW, che se ne va, magari con la Toyota, che cerca un modo dignitoso per fare la bella, sempre che Flavione non ne abbia le balle piene .
Flavio, torna, che t’ vogliobbene

Io odio Max Mosley.
Lasciamo stare le orge sado-maso; come per Berlusconi, non mi riguarda quello che un uomo fa quando si toglie i pantaloni, mi basta non essere nei paraggi.
Lo odio per quello che ha fatto al mio ex sport preferito, la Formula Uno.
Dicono che la gestione Mosley ha aumentato la sicurezza.
Ero capace pure io: avrei messo mia nonna ai box, che avrebbe detto “Andate piano!” tante di quelle volte, che nessuno si sarebbe fatto male, salvo vedere le gare trasformate in overdosi di Lexotan.

Prossimamente vi racconterò cosa è diventata la F1 di Mosley, per oggi chiudiamo qui.

Solo una cosa, ancora.
Max, adesso che hai le teste di Dennis e di Briatore conficcate su due picche, adesso che hai dimostrato a tutti quanto sai essere stronzo, adesso, vero che te ne vai?

Dottordivago

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