Dice: «E per ‘sta cazzata, vuoi mica rovinarti la vita?…»
Tu, questa vedi; io, ne ho due coglioni così di altre mille.
La goccia, gente, la goccia, quella che fa traboccare il vaso: così uguale a tutte le altre ma che arriva nel momento sbagliato. Come Schettino: un coglione come tanti altri ma nel posto e nel momento sbagliati.
L’errore più grosso che rischiavo di fare era di mettere insieme tutte le gocce, sommarle agli stupidi e fare una fascina di tutto quanto.
Niente di più sbagliato: tutti conoscono la storia del forzuto che non riesce a rompere la fascina ma arriva il vecchietto che spezza un rametto per volta.
Sono tutte cose che so e che mi ripeto continuamente ma spesso c’è in giro QUELLA goccia. Poi c’è QUELL’attimo, dopo milioni di anni, in cui una roccia si stacca dalla montagna e solo se non c’è nessuno sotto non succede un casino.
E pensa che tutte quelle tonnellate di roccia sono rimaste lì fino a che l’ultimo granello di terreno ha smesso di creare attrito sufficiente per tenerlo su.
QUEL granello, gente, ci sono in giro di quei granelli lì, ci sono.
E non basta: c’è sempre un Sydney Pollack in agguato.
A gentile richiesta, mi scappa di divagare.
Primissimi anni 80, pomeriggio da Baleta -e se non sapete cos’era, andate e cercate, ci saranno tre o quattro post in cui ne parlo-.
Il Pollastro, quel giorno, era Il Male.
Già non era la persona più stabile del mondo, anzi, non era neanche nei punti, anzi, era proprio da fondo classifica, ma quel giorno…
Bel ragazzo, in giro noto come “il Biondino”, di quei belli che ispirano più tenerezza che fuoco, però ha sempre tirato su della figa di classe.
Peccato che fosse indemoniato; ogni tanto faceva come i gatti quando espellono la palla di pelo ma lui espelleva nervoso, puro nervoso, anche senza demoni esterni che intervenissero.
Figurarsi quel giorno: gli era successo di tutto.
Il diavolo delle piccole cose, appunto: una parola storta in casa, uno scazzo fuori casa, una multa, il Primavera che non parte, giro di King (gioco di carte che ai tempi spopolava) così sfigato da non ricordarne un altro simile, in cui gli arrivavano carte così di merda da non appartenere ai semi conosciuti: poteva pescare il fante di Stelline come il sei di Polpette, piuttosto che roba di Cuori, Quadri, Fiori e Picche.
Un litigio con la morosa…
Era seduto su una sedia, curvo, gomiti appoggiati sulle cosce, a rosicchiarsi i denti, quando entra Guzman, personaggio che meriterebbe un post dedicato.
Toscano di origine, geniale, salace, perfido, una notevole somiglianza con il giovane Gassman (parlo di Vittorio, ovviamente), da cui il soprannome, poi storpiato in “onore” di Abimael Guzman, ai tempi capo di Sendero Luminoso, molto famoso in quegli anni.
Non so perchè il Biondino fosse diventato il Pollastro, fatto sta che con Guzman, che adorava chiamarlo Pollastro -e lo faceva di continuo- formava una strana coppia con la stessa stabilità di materia e antimateria.
«Toh, il Pollastro…»
Dall’altra parte si sentiva solo il lavorio dei denti sui denti.
«Pollastro… (un passo verso di lui) …Pollastrino… (altro passo) …The Little Chicken…»
Come un sussurro: «Guzman, lasciami perdere perchè oggi…»
E l’altro, sempre avvicinandosi un passo alla volta, cadenzandolo con ogni nome che avesse una vaga assonanza con Pollastro: «Pollock… Jackson Pollock…»
«Guzmannnnn…»…
Ormai lo spazio che li separava era finito e per un attimo è sembrata finita anche la creatività di Guzman, poi un rigurgito: «SYDNEY POLLACK!», condito con un “coppino” sul collo esposto del Pollastro.
Dura da credere ma il “ciac” del coppino è praticamente coinciso con lo “strap” del pullover di Guzman, a cui il Pollastro si è aggrappato saltando dalla sedia come i gatti quando si spaventano.
E per fortuna la maglia ha ceduto e al Pollastro, più basso di Guzman, è mancato l’appiglio, quindi il morso partito in direzione della faccia di Guzman ha mancato il bersaglio per un soffio.
Poi solo ordinari pugnacci larghi, sventoloni mal portati, schiaffoni, calci a vuoto…
La solita roba.
Ma non dimenticherò mai l’istinto animalesco di un uomo, talmente “carico” da reagire esattamente come un leopardo o, se esiste, un felino più agile e crudele: salto fulmineo, attacco al volto, a denti scoperti.
Zero tecnica, puro istinto, roba da cervelletto, da paleoencefalo.
Negli anni a seguire i due cretini hanno scherzato a lungo su quella storia, con Guzman che non ha mai smesso di chiedere al Pollastro i soldi per il pullover.
La goccia, il granello, Sydney Pollack…
Non devo cadere nella loro trappola
Continua
Dottordivago
Dio buono come ti capisco, nella vita ho avuto due “Sidney Pollack”, e mi sono sempre chiesto come da una mezzasega come me potesse esserci tanta cattiveria, così tanto scazzo, così tanta ignoranza istintiva è pure è successo: ” com’è difficile restare calmi ed indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore”…
Ti venisse la caccarella, nella mia mente stavo rivivendo gli ambienti di Baleta, i tavoli delle carte, i bigliardi, e tu mi risvegli con un continua, dopo sei mesi di silenzio mi scrivi continua…..nel tuo piccolo sei la goccia che fa traboccare il vaso, ti mando affettuosamente affanculo!
Il maoista peruviano evocò Sidney Pollack e, anziché col Pollastro, si trovò a fare i conti con il Condor (dei famosi «Tre giorni», sei nel romanzo); che, per la situazione di pericolo personale, si trasformava da “semplice” analista della CIA in un asso del controspionaggio operativo.
Errata còrrige (e, nel contempo, prova tecnica di trasmissione):
SYDNEY POLLACK, con la “y” anche all’inizio, come aveva ben scritto il Doc.
Secondo me stai scrivendo un romanzo a puntate…speta che vado a prendere roba da sgranocchiare e da bere , mi metto comoda e aspetto il prossimo feuilletton…. ( un po’ alla King direi, prima maniera, la migliore …aaah godo )
Ci sei mancato ma torni alla grande.
A saperlo che bastava un po’ di pioggia ..
Se il prezzo da pagare per tirar sempre su della figa di classe, come Jennifer Parker di «Ritorno al Futuro» (Claudia Wells nel primo, Elisabeh Shue negli altri due), fosse stato di prendersi del “Pollastro” – in originale “Chicken”, appunto – dal Biff Tannen di turno (magari destinato a coprirsi di merda, in ogni senso), io lo avrei accettato volentieri senza pensarci due volte; e credo che non sarei stato il solo.
Il mi’ babbo raccontava un piccolo aneddoto che lo divertiva molto. Uno dei suoi fratelli minori aveva studiato a Pisa, dove tra i compagni di corso ne avevano uno soprannominato “il Bìschero” (nemmeno lui era «Cincinnati Kid», lo Spaccone della teresina), seppur con la sfumatura bonaria che in una cerchia di amici – notoriamente – quel popolare termine toscano può contenere.
Bene, in occasione – mi pare – di un matrimonio, venne fuori erga omnes che il cosiddetto Bìschero si accompagnava ad una ragazza incantevole come nessun’altra: praticamente la sosia di VIRNA “con quella bocca può dire ciò che vuole” LISI.
Revenge of the Nerds.
Errata Còrrige (e, nel contempo, prova tecnica di trasmissione):
Dannati Gremlins…ELISABETH SHUE ❤ , con la "h" alla fine del nome.
Errata Còrrige 2 (e, nel contempo, riprova tecnica di trasmissione):
Dannati Gremlins…ELISABETH SHUE ❤ , con il "th" alla fine del nome.
Questa non la correggo, per non togliere senso al seguito…
Errate corrige, qui vige il pressapochismo, quindi non t’affannare a correggere, tanto non capiremmo comunque.
Prima risata della giornata. Ciao Maurizio. In effetti col dott. recupereremmo anche te e le tue perle di saggezza sull’origine del mondo. Già che ci sono, AUGURI per il derby. Mi sa che il nigno si sblocca sul serio stavolta. Noi, comunque vada, saremo contenti, avendo ritrovato il Mancio completo di ciuffo e sciarpa.
Sono tifoso milanista con amici che lavorano nello staff di Mancini, se devo scegliere preferisco vedere i miei amici tristi, comunque di due squadre si fa fatica a farne una, comunque ho brutti presagi mi sa che mi toccherà subire le prese in giro dei colleghi nerazzurri….. quasi quasi non guardo il derby e chiedo a Debby, una cara collega di lavoro, una rinfrescatina sull’anatomia della donna, in questo caso, qualsiasi sia il risultato della partita farò i tre punti.
Anch’io mi àuguro che «L’Origine del mondo», magnificata nella celebre opera pittorica di Gustave Courbet, rimanga un tema forte di questo blog.
Ricordo ancora, dai commenti dell’anno scorso, un imperioso richiamo del Dottore: “Quando si parla di essa, si sta concentrati!” (il pronome è una mia licenza).
Resistere, resistere, resistere. (Però in un senso differente da quello dell’Eliot Ness italiano, che capeggiò il pool degli Intoccabili contro il nuovo Al Capone; ed a cui il Carceriere della Sera, sulla copertina del suo settimanale, dedicò un indimenticabile monumento equestre).
Grazie, Maurizio, ma ti rispondo più o meno come feci con il nostro comune amico – qui e su Fb – Mauro detto il Pirata (ti leggo, lo sai): a quest’età, “non posso combattere la mia natura”.
Che è quella di concedermi il pressappochismo sui contenuti, in accordo con l’A.A.P. del Dottordivago, quanto di impormi (solo a me stesso) l’intransigenza sulla forma.
Non è il mio dono, perché non campo di scrittura (ne vivo e basta), però è di sicuro la mia maledizione.
Insomma, ho già dichiarato altrove che non si tratta (più) di fare la cosiddetta «attention whore»: vedere senza “t” il nome Elisabeth (quasi lo stesso, per giunta, della mai sopita fiamma liceale) era una cosa che, semplicemente, mi dava fastidio fisico tipo un moscerino nell’occhio; molto più di Sydney con la prima “y” ridotta ad “i” normale (che avevo rettificato, soprattutto, per riguardo al titolo del post).
Già desiderando ristabilire una sorta di par condicio, approfitto volentieri di questa occasione (senza di cui, per senso della misura, mi sarei trattenuto).
Niente è più lontano da me che l’intenzione di far ingelosire l’originaria, indimenticabile, interprete di Jennifer Parker in «Ritorno al Futuro» (caso mai Google dovesse condurla qui sul Panda), la quale avevo soltanto menzionato di sfuggita; e dunque emoticon del cuore anche per
– CLAUDIA WELLS ❤ .
La Wells, la versione femminile del Camagna, chissà quando il nostro aprirà un negozio con l’insegna Armani Camagna, nessun cliente che si lagna.