Alla faccia del “lunedì giornata di merda”…
L’idea era di andare avanti con “I racconti della 128” ma oggi è il presente che mi tiene per le palle: gente, è successo di tutto.
Almeno: sono successe un sacco di cose su cui mi sarebbe piaciuto dire la mia.
Purtroppo, se è vero che nessun uomo è un’isola, io oggi ero tutt’altro che isolato, oggi ero Pangea, un unico continente con tutto il resto del mondo intorno, anzi, attaccato, nel senso che sembravo Bruce Lee quando ne teneva a bada sette o otto per volta: altroché isolato, ero circondato.
Il vecchio Bruce, però, aveva un grosso vantaggio: i suoi avversari volevano farlo tondo tondo di mazzate o fargli la pelle ma si trattava sempre di malamente costumati infatti, come da stereotipo cinematografico, si facevano avanti uno alla volta.
Nel mio caso, è tutta gente che… avete presente Madre Teresa di Calcutta che aveva ben chiara la sua missione?
Ecco, uguale, solo che nel caso dei miei, il Padreterno o il Demonio che li ha “chiamati” ha affidato loro il compito di passarmi la uallera con l’affetta-tartufi e di farlo tutti quanti insieme, appassionatamente, mortacci loro…
Poi finalmente a casa, altroché aperitivi o movida.
Approfittando del mio stato di single precario (da giovedì fino a mercoledì, causa Bimbi in trasferta da mammà) ho spezzato un paio di nidi di tagliatelle all’uovo in una generosa dose di “minestlone”, una mia specialità, un minestrone taroccatissimo e orientaleggiante che parte da un normalissimo bustone di verdure congelate Findus (costa un pelo di più ma non trovi mai i pezzettini fetenti che sanno di muffa) con cui si fa un minestrone canonico, a cui aggiungo spezie e aromi che manco a Madras se li sognano, il tutto quasi avvelenato da uno sconsiderato spruzzone di Tabasco, rigorosamente nel piatto, per non perdere i suoi profumi in cottura.
Cosa c’entra l’essere single?
La tagliatella spezzata è un tormento in pubblico dove, non potendola risucchiare, ti rovini la vita cercando di ingoiarla ma due terzi tornano nel piatto, scivolano, sembrano vive, le bastarde.
Ti restano due modi: o ti avvolgi intorno al piatto e cerchi di inglobare tutto come una pianta carnivora o tiri dei risucchioni che quando sei a metà del piatto il vicino picchia nel muro, esasperato.
I miei vicini sono quasi sordi, io sono single a tempo determinato, così mi sono trasformato in una specie di Ciccio Bastardo con un cucchiaio in mano e il volume del TG più alto del solito, per sovrastare i rumori ambientali.
Giuro, un animale.
Felice.
E giù notizie, una più bella dell’altra.
Ma vuoi dire che ci siamo fatti furbi una volta tanto?
Ce l’ho con il nostro Ministero degli Esteri che prima ha fatto rientrare i due Marò per Natale, sotto cauzione, e poi li ha rispediti in India; pochi mesi dopo ha convinto gli Indiani a mandarceli a casa per votare, tanto “conosciamo la procedura”.
Dopodiché…
Tie’, beccati i Marò…
Naaa, sarebbe troppo bello…
Ma ve lo vedete quell’azzimato galantuomo di Terzi fare agli Indiani:
«…Almani la zeppa?»
«Ehhh?»
«SUCAAA!!!»
Cheffigata sarebbe stata!
Invece, come al solito, siamo già d’accordo da mò, con quelli che tengono una lattina di Simmenthal sul comodino come santino…
Ci hanno annullato l’ordine degli elicotteri e così ci danno un contentino, in più -scommettiamo?- noi gliene manderemo uno come “campionario in conto visione” per convincerli della bontà del prodotto e loro se lo terranno, alla luce del sole, oltre al grano che hanno già imbertato sottobanco per l’appalto, prima, e per il biscotto, adesso.
Sì, è un costo assurdo, forse il riscatto più oneroso mai pagato; d’altronde, per noi Italiani, riuscire a passare per furbastri non ha prezzo.
E non vogliamo dire niente sul PDL?
Sono dei fenomeni sì o no, eh?
Si sono schierati sulla scalinata del Palazzo di Giustizia e hanno pure cantato, come un Coro dell’Antoniano affetto da sindrome di Hutchinson-Gilford, quella che fa invecchiare precocemente.
La scena aveva anche un che di nord-coreano, con tutti questi convenuti spontaneamente in difesa del leader Ber Lus Kon.
E che fatica ha fatto Angiolino-bell’Angiolino-Alfano nel dichiarare la solidarietà “al nostro leader”, senza infilarci in mezzo un “Amato” o “Caro”.
Però quasi quasi mi viene da riscrivere “spontaneamente” senza corsivo e per ben due motivi.
Uno, che molto probabilmente quella banda di ladri, falliti di successo e puttane è realmente preoccupata per la salute del Capo, ben consci del fatto che senza di lui toccherà o trovarsi un lavoro o farsi bastare quello che hanno zanzato finora, perchè di rielezione non se ne parlerebbe proprio, cosa che per metà partito significherebbe finire in galera.
Due, è che mi auguro abbiano tutti i motivi per essere preoccupati: i giudici pensano che Berlusconi finga un’indisposizione fasulla, io mi auguro che sia sincero e che stia male, veramente male, ma molto, molto male.
E poi il Papa.
Siete caldi? Siete pronti?
Siete pronti per un Papa brasiliano?
Ci scommetto, è ora che l’Europa molli la presa dopo secoli, se non millenni, quindi il Papa sarà extraeuropeo, mangio un cane.
Negro no, non ancora, l’Africa non conta un cazzo, anche se potrebbe dare coraggio a quei poveri pirla che in Nigeria e zone limitrofe si fanno ammazzare a messa alla domenica.
Qualche tentazione in America Latina o ad Oriente… sì, quella c’è; non un Cinese, per carità, quelli non sono stupidi e hanno capito benissimo la scelta di un Papa polacco quando c’era da dare l’ultima spintarella all’URSS.
La Cina si incazzerebbe a morte e basterebbe decidesse di far fuori metà del debito UE in suo possesso per mandarci a dar via il culo in un amen, appunto.
Quindi, o Indocina (l’Indonesia no, troppo musulmana) o, meglio ancora, O Pais Tropical, per “arroccare” il proprio potere in zone che per la Chiesa Romana sono già come Viale dei Giardini e Parco della Vittoria a Monopoli.
D’altronde stiamo parlando di gente che si è ritrovata i preti nelle balle millecinquecento anni dopo di noi, gente per certi versi ancora ingenua, gente tra cui hanno ancora successo Albano e Toto Cutugno.
Dottordivago
Albertone e Ugo per sempre con noi.
Troppo di gusto mi ha fatto ridere, e continua a farmi ridere, la trovata della supercàzzola agli Indiani nel dialetto di Palermo; da cui proveniva buona parte dei miei compagni d’arme, cosicché il verbo «suca» ed il sostantivo «minchia» – nonché l’unione dei due – furono sempre in heavy rotation durante il C.A.R.
(Sul resto, a più tardi).
Sul resto.. hai detto poco.
Rimarrà uno dei misteri della mia vita come nonostante il puttaniere abbia assai deluso tu ancora muova la penna per parlare di lui e non dica una parola (almeno, in proporzione) sui suoi accusatori in toga, e su ciò che si permettono di fare con il silenzioso assenso del Presidente della Repubblica, ancora una volta interpellato, ancora una volta silenzioso, quindi colpevole (e che non mi si rompano i coglioni con le prerogative del pdr: quelle se le sono messe tra le chiappe prima Cossiga e poi scalfaro, non esistono più, abbiamo di nuovo il re, solo che lo eleggono ogni sette anni).
Non credo che sia miopia, non ti capisco. Sei un po’ troppo informato, forse non “da dentro” e non da tecnico, ma certamente hai tutto ciò che serve per capire che un capo politico nefasto o sgradito, fors’anche ladro, e ti dico addirittura mafieggiante (ma non lo credo) è cosa grave, un guaio duro, ma un potere dello stato che agisce sistematicamente da vent’anni fuori dalla Costituzione, si muove come un partito politico, detta, con le sue inquisizioni false e strumentali, e con i suoi fariseismi d’accatto che vanno bene per la sciura Pina, l’agenda politica del paese, lo condiziona, lo sputtana e disonora, con l’appoggio di stampa televisione pubblica e una buona fetta della sinistra (e la pianto qui), è una mazzata che rivaluta i golpe un tanto al chilo dell’America Latina.
Da un Berlusconi ci si riprende, da mani pulite e i mostri che ha generato e che gli italiani ancora oggi coccolano, no.
Il grosso vaffa che abbiamo rifilato agli indiani è la conferma del fatto che quando giri all’estero e ti guardano come fossi un italiano, hanno ragione. Indipendentemente da tutto, se l’Italia dà una parola, la deve mantenere, sopratutto se si tratta di questioni che riguardano dei soldati. Punto e basta, fine della discussione. Ogni altra condotta è il solito merdoso disonorevole comportamento da italiani. Dal 25 luglio ad oggi, strada percorsa per recuperare un po’ d’onore: zero.
Quanto al papa. ce ne vorrebbe uno con un grosso megafono, che aprisse le orecchie a tutti sul culo che stanno per farci gli islamici – non solo salafiti e affini, tutti. Ma eleggeranno qualcuno che si ostinerà a correre dietro al mondo, e non a farsi cercare.
Ecco, io e Sansonetti siamo esattamente su bande opposte, direi senza il minimo dubbio; per non parlare dell’opinione che ho di Veltroni e D’Alema. Eppure ha ragione.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/17446
Piena convergenza di vedute (come per Antonija Mišura, a scanso di battutacce).
Piero Sansonetti è uno spirito libero: merita considerazione in generale e, naturalmente, approvazione nello specifico.
Per Berlusconi vale il teorema Andreotti: non ho mai creduto che andasse in giro a baciare i mafiosi ma dovrebbe pagare per tutto il resto.
Con un’aggravante: Andreotti non mi ha mai infarloccato al punto di beccarsi svariati miei voti.
D’accordissimo sul Papa, d’accordicchio sulla figura indubbiamente barbina ma che rispecchia il non riconoscere la competenza della Giustizia indiana; e poi, hai mai visto un soldato americano o inglese pagare per una cosa del genere?
Francamente, tu come l’avresti risolta? Io li avrei rimandati là ma fatti evadere tre giorni dopo.
“sarà vero, dopo miss italia avere un Papa nero, non me par vero. Sarà vero che ‘l canta le me canson in venessian perché l’è nero african…” by Pitura Fresca.
“La Storia ci giudicherà. E noi la ricuseremo!” (© Sabina Guzzanti).
Silvio Berlusconi forse davvero sta male, ma di sicuro «è» il Male, assoluto ed irremissibile; una sorta di Antichrist Superstar ovvero il Diavolo, probabilmente (che sta nei dettagli, tipo il simbolo del suo football-club).
Egli è un degenerato pifferaio di Hamelin – con troppe addette al piffero, specie al bocchino – che osò perfino stanare i topi fascisti (carogne-tornate-nelle-fogne), attirandoli col suono della propria musica ed aggregandoli alla sua armata delle tenebre, una Spectre di yesmen e soprattutto yeswomen, il Lato Oscuro della Forza (Italia), per poi contrastare vittoriosamente la “gioiosa macchina da guerra” occhettiana, pimpata in fretta e furia dopo il frontale del 1989.
Egli è un’arma non convenzionale di circonvenzione di massa, esercitata su almeno dieci milioni di incapaci («strumenti ciechi d’occhiuta rapina» – Giuseppe Giusti, “Sant’Ambrogio” – o pervicaci «dementi» tout court, sotto coazione a ripetere), passando finalmente all’incasso dei loro suffragi elettorali dopo lustri di persuasione occulta – si fa per dire – mediante TV commerciale: un capillare brainwashing quotidiano, a base di soldi facili e di ragazze ancora più facili (il Biscione non èèè un serpente / ma un pensiero frequente / che diventa indecente…).
È un Cavaliere sì ma dell’Apocalisse, il quale ha trascinato l’intera Nazione alla bancarotta morale e materiale facendo reparto da solo, uno e quattrino: Guerra, Morte, Pestilenza e Carestia tutte insieme appassionatamente.
Ma che cosa pretendeva la torma dei cortigiani e delle cortigiane, con quel ridicolo flash-mob canterino («mob» sia nel senso di mobilitazione che di crimine organizzato), con quella reazione da finale del “Caimano” in forma edulcorata? Il rispetto dei principî giuridici, ed umanitarî, non può essere invocato per i nemici del Popolo, ed appunto dell’Umanità (vedi il centenario Erich Priebke, tuttora agli arresti domiciliari, nel ’96 da scarcerare – reato prescritto – per il Giudice militare, ma sùbito ricacciato dentro dal duo Prodi-Flick, a furor di folla: bravi, sette più).
Prendiamo esempio dall’Egitto, che ha dietro le spalle una civiltà ben più antica della nostra: lì non hanno avuto alcuna rèmora a trascinare in tribunale, su di una lettiga, il lora dèspota ormai deposto (sì, proprio lui, il millantato zio della conclamata chinottara).
Perché noi non possiamo fare altrettanto, portando a forza dalla Giustizia bendata un furfante a sua volta bendato (fruitore della suddetta «nipote»)? Vogliamo forse dimostrare che aveva dunque ragione il medesimo, allorquando affermò – con la solita parziale ritrattazione – che la civiltà laica dell’Occidente, di doppia radice ebraico-cristiana (seppure misconosciuta dall’Eurabia), è superiore alle teocrazie islamiche, quanto meno nel diritto e nella pietas?
Del resto, una rinuncia al legittimo impedimento sarebbe anche a tutela di lui stesso, onde scongiurare che l’indignazione pubblica – insufflata a regola d’arte – proceda lesta verso uno sfogo extra-giudiziale, collettivo o comunque definitivo, insomma non per mano di velleitarî
cani sciolti – privi di addestramento – con treppiedi da fotografo piuttosto che souvenir del Duomo di Milano.
Data la situazione di stallo politico, lo scacchiere va liberato – con le cattive o con le pessime – dall’ingombrante presenza del re nero. E “se non ora, quando?”, per rispolverare l’iniziale domanda retorica di quei già porci/porche-con-le-ali che, folgorati sulla via di Sodoma e Gomorra, si riciclarono ex abrupto in tartufeschi profeti del rigorismo sessuale a senso unico, quasi a voler propugnare la “fica «etica»” (© Luigi Mascheroni, Il Giornale); e quindi vibratamente reclamarono in piazza le dimissioni, per satirismo-senza-ali, dello Hugh Marston Hefner di Arcore (Hardcore, secondo i più spiritosi), ciò equivalendo in diversi casi a sputare sul piatto luculliano dove prima avevano mangiato, e magari continuavano a mangiare.
Le tricoteuse cisalpine (donne, uomini, altro) del milieu artistico ed intellettuale già da tempo si stanno predisponendo alla bisogna, ringalluzzite per l’orgasmo multiplo che il solo pensiero di essa è in grado di far loro sperimentare: dopo “Texas Chainsaw Massacre 3D”, il remake 2013 del film “Macelleria Messicana a Piazzale Loreto” – parole del Capo CLN Ferruccio Parri – è in fase avanzata di pre-production, con successo garantito sotto ogni profilo (critica Cinque Stelle, pubblico Cinque Stelle).
E, come dice Enrico Ghezzi, buona visione.
Cioè… hai votato Berlusconi?
ERRATA CÒRRIGE
«Le tricoteseuses», all’inizio del penultimo capoverso, avrei appunto dovuto scriverlo con la «s» del plurale. A mente fresca me ne sono sùbito reso conto ed ho voluto rimediare:non mi piacerebbe essere di cattivo esempio – anche su quello – ad eventuali visitatori giovanissimi, studenti di francese.
(Per la risposta alla domanda in sospeso, a più tardi).
ERRATA CÒRRIGE 2 – DEFINITIVE EDITION
(Ma allora so’ proprio de’ coccio! La seconda volta avevo inserito due lettere di troppo all’interno, accidenti alla fretta! Chiedo scusa a tutti).
«Le tricoteuses», all’inizio del penultimo capoverso, avrei appunto dovuto scriverlo con la «s» del plurale. A mente fresca me ne sono sùbito reso conto ed ho voluto rimediare:non mi piacerebbe essere di cattivo esempio – anche su quello – ad eventuali visitatori giovanissimi, studenti di francese.
(Per la risposta alla domanda in sospeso, a più tardi).
Perchè? Perchè? Perchè oggi non ce ne sia uno che la penza come me? In italiano a soddisfare il numero basta l’articolo, o l’agg. dimostrativo, non bisogna scrivere anche il vocabolo straniero al plurale (es.: ho comprato le fiche, non le fiches; questi step, non questi steps). Ma quanti danni ha fatto Arbore?
Marco Val e MarcomenoVal (ma quanti danni ha fatto Grillo?) sono una coppia fantastica, tipo Sandra e Raimondo.
Resta da capire chi, dei due, è quello che dice «Che barba, che noia” e poi scalcia sotto le lenzuola…
Comunque appoggio Marcoebasta: niente “esse”, siamo Italiani, anche se le sottolineature dei plurali del mio ex collega “signor Arbore” (diventato Renzo solo dopo essermi beccato svariati vaffanculo) erano, ovviamente, una sapida gag e non ignoranza.
cielo dica dottore cielo dica che qui non siamo “I stupidi” ma poco ci manca!
quasi quasi la prossima volta voto Berlusconi, a vederla cosi non è male, una marea di denaro, ha inculato tutti i suoi nemici e si è trombato delle gnocche di prima qualità (oh che culo la Ruby)….. ma poi mi viene in mente quello spot di merda che compare sempre nel momento culminante del film… e no Silvio questo non si fa!
Mi sfogo, che settimana prossima vado in apnea… Al dottore: ovviamente.. uno dei tre/quattro più grandi talenti della tv italiana. Rimane un mistero per un cane da trifola della buona musica e dei talenti come lui (l’ultimo che mi ha fatto scoprire, Bollani), e cioè il trattamento che proprio RA riserva alla sua amata canzone napoletana. Il successo dell’Orchestra Italiana è incomprensibile, Luna Rossa urlacchiata e bajon non si può sentire.
Comunque, se in Cappella Sistina hanno delle difficoltà, pensassero a lui. Arbore papa e Andy Luotto Segretario di Stato, Frassica alla CEI, Otto e Barnelli capi delle guardie svizzere, tutto il resto in mano a Marenco e Bracardi santo subito.
Più le Sorelle Bandiera porporate, giusto per dare un’intima soddisfazione a quelle erinni schizzate del movimento Femen.
Ma ormai «Il Pap’occhio» è già stato fatto.
Dottordivago dimmi che hai scommesso un centone sul nuovo papa, dimmi che lo hai fatto……..
Ho scommesso sul brasiliano, ‘ntu culu al conclave…
Ora, però, habemus “El Papa de oro”.
@ Marco n.1 & Dottordivago
«Non mi riconosco nella grammatica italiana» (© Paolo Rossi).
Seppur adorando questo motto arguto, io invece mi riconosco nella grammatica italiana e quindi eventuali danni, al mio modo di parlare e scrivere, sono addebitabili unicamente ad essa: non sparate sul pianista (Arbore).
Spiacente di contraddirvi, dunque, ma gli esempi addotti sono tutt’altro caso rispetto a quello del mio errata còrrige: limitandosi al francese (ma vale ovviamente per qualsiasi lingua), «fiche» – una parola a caso – deve restare così anche al plurale, in un contesto italiano, perché trattasi di termine straniero ormai assimilato nel nostro vocabolario – praticamente un cittadino italiano nato all’estero – e come tale invariabile nel numero; lo stesso dicasi per «entraîneuse» (altra parola a caso – che aggiungo io – ma in tema con la precedente, comunque la si veda).
Il singolare «tricoteuse» è un’altra roba: è un sostantivo che – tipo residente con permesso di soggiorno – rimane pur sempre francese a tutti gli effetti, non fa (ancora) parte integrante del nostro patrimonio lessicale, e come tale deve seguire, anche in un contesto italiano, le regole grammaticali transalpine: plurale «tricoteuses».
Diversamente, al sostantivo «souvenir» – da me usato poco prima di «tricoteuses», nella filippica che avete avuto la bontà di sciropparvi – non avevo aggiunto la «s» finale, né in prima né in seconda battuta, giacché è un lemma appartenente alla stessa fattispecie di «fiche» e di «entraîneuse»: naturalizzato italiano.
Poi, padronissimi di pensarla come il piccolo grande comico di Monfalcone, ci mancherebbe. Io, nonostante butti lì paroloni a contrappeso delle parolacce, certo mi avvòltolo nell’ignoranza e lo confesso pure (non per niente sul Panda, con la sua a.a.p., mi sento a casa); però, ve lo chiedo per favore, se proprio volete rinfacciarmela, provate a cercare qualcosa di più calzante: non sarà difficile trovarlo, forse anche adesso, visto quanto – in dieci giorni – io già mi sia abbandonato al guilty-pleasure della grafomania.
P.S. – Sandra & Raimondo per sempre con noi.
Credo di parlare anche a nome del Marco n.1 (purché la morosa non legga), se preciso che entrambi ci identifichiamo nel signor Vianello quando tenta di limonarsi Anna Falchi piuttosto che Barbara Snellenburg, per menzionare solo le prime due che mi siano – niente doppi sensi – venute in mente; senza perciò far torto ad alcuna di tutte le altre desiderabili vicine o visitatrici, che nel corso del tempo si sono avvicendate lì, una moltitudine degna di Villa San Martino.
A proposito, sono ancora in debito di una risposta al Doc sui temi politici: arriverà forzatamente più tardi.
quindi se trombo una gnocca va bene cosi ma se riesco a trombarne due diventano due gnocche oppure due gnoccas,……. facciamo cosi, ne trombo tre e non se ne parla più.
ragazzi siete fantastici ma non ho capito un cazzo di quello che avete scritto, ammetto di essere un ignorantotto qualunque malato di figa ma se le cose vanno male e mi dite che il mercato è in apnea io penso che sia all’isola d’elba a fare immersioni, ma se il dottore dice che è scoppiata la macchina della merda allora capisco che siamo con il culo per terra.
Mi scuso del ritardo, Doc, nella risposta alla tua domanda sul voto a Berlusconi (per quanto presumibilmente retorica, anzi a maggior ragione): ieri sera finii presto knock-out e – dopo l’invio della filippica – spensi il pc. Oggi poi, fuori programma, ho anche dovuto replicare alla correzione di Marco n.1, che tu hai appoggiato, sul mio certosino errata còrrige.
Ho votato direttamente, ed ininterrottamente, il Cavaliere Nero (formula di benvenuto con cui egli fu salutato, in un èmpito di senso democratico, al suo primo pronunciamento politico) una volta più di te, dal 1994 al 2008.
Nella recente consultazione, invece, il mal di pancia esigeva un alka-seltzer e mi ha indotto a sostenere il Cav per via collaterale, votando la Destra – sociale – del suo alleato Francesco Storace: d’altronde, come già ammesso, sono bastardo maccartista dentro e «Zen Fascist» fuori (© John Milius, autore di “Red Dawn”).
Sua Emittenza aveva deluso anche me, in effetti, ma non perché io lo ritenga un gaglioffo capace di qualunque nefandezza (se ciula che Dio la manda, fra adulti consenzienti, buon per lui; e pure su tutto il resto percepisco un acre “fumus persecutionis”, da continuazione della politica con altri mezzi).
Semplicemente, mi sconcerta il fatto che l’uomo si batta sempre come un leone in campagna elettorale e che poi, a Palazzo Chigi, si sia rivelato troppo acquiescente alle invasioni di campo, agli sbarramenti preventivi, agli abusi di potere ed insomma ai cazzinculo messi in opera da chi occupava la più Alta – e doppia – Carica dello Stato (per 21 anni saldamente in mano alla sinistra e temo che ci resterà per i prossimi 7). Anche limitandosi al recente passato, gli esempi non si contano: dal caso della povera Eluana Englaro (R.I.P.), ed in generale dai casi di ostruzionismo alla decretazione d’urgenza, fino alle dimissioni senza voto di sfiducia imposte nel novembre 2011, con il corollario dell’appoggio coatto (Mishima fu meno autolesionista) ad un gabinetto nato appòsta per sconfessare l’euro-reietto Berlusconi, ad esempio cancellando la sua cancellazione della tassa sulla prima casa ed inasprendo oltre misura il regime impositivo (già previsto) sugli altri immobili.
Per non parlare poi dell’atteggiamento remissivo (anche di Frattini: bravo, sette più) verso le prese per il culo da parte del Brasile: ma come si fa a protestare per l’asilo politico ad un terrorista pluriomicida e, contestualmente, a dichiarare – con soddisfazione di “Lula” Da Silva, un presidente dal nick di transone – che le relazioni di amicizia fra le due Nazioni resteranno intatte in ogni caso? ‘Staminchia!
All’inferno le commesse economiche (una soluzione si trova): priorità assoluta all’esecuzione della condanna, per le vite che quella jena aveva troncato o distrutto. Gli Israeliani, con il Mossad, saprebbero cosa fare: vedi operazione Eichmann in Argentina, anno di grazia 1960. (E che un’altra jena a Rio, il vile incendiario assassino di Primavalle, si goda tranquillamente la prescrizione, negata a Priebke con il moto di cui dissi, mi dà ancor più l’urto del vomito: perché lì ormai c’è solo da augurarsi che un Dio esista e che sia molto meno misericordioso di quanto ci faccia credere il Nuovo Testamento).
Tornando agli affari interni, posso capire la realpolitik però non le retromarce con la coda fra le gambe: hai deciso che Liberazione e Lavoro, per aumentare la produttività, si festeggeranno la domenica più vicina? Così deve restare, cribbio, senza cedere all’insurrezione dell’autoproclamata “parte migliore del Paese”, che teme di veder sminuite le sue adunate propagandistiche e demonizzatrici del 25 aprile – 1° maggio.
Premesso tutto questo, il Cavaliere continua a sembrarmi il male minore, se non altro, e lo sosterrei nuovamente in caso di elezioni anticipate: c’è sempre la speranza che egli, vincendole, cominci a cacciar fuori i coglioni – i suoi personali – anche nei rapporti con gli altri poteri (al di là del girl power); ma purtroppo, sic rebus stantibus, con il profumo di mortadella che già promana dal Colle più alto, la vedo assai dura.
Quanto a Matteo Renzi, naturalmente lo apprezzo pure io: non proviene dal ceppo rosso ed è di fede viola (entrambe le cose hanno il loro peso).
Peccato che la Macchina, ripeto, per quanto pimpata dopo il 1989 e svariate altre volte (con sofistici distinguo ma senza abiure definitive, figuriamoci pagare dazio), rimanga quella del Rosso Antico pro-repressione di Budapest e pro-esilio di Solzhenitsyn (il tuo spassoso bozzetto satirico sull’esperienza alle primarie sta lì a confermarlo): stessa concezione del cittadino-suddito, da spremere e spiare, stesso sovrano disprezzo per l’altro-da-sé, che nella migliore delle ipotesi va – politicamente – ghettizzato e nella peggiore gambizzato.
In conclusione, senza che alcuno si offenda, di DS mi andavano a genio solo i Dire Straits e di PD mi ci vanno solo le Pussycat Dolls.
(Questa, Maurizio, era soprattutto per te).
Sulla cattura di Eichmann sto leggendo e consiglio “La Casa di Via Garibaldi” di Isser Harel, Castelvecchi.
Hai centrato il problema, perlomeno hai centrato il mio pensiero.
Ho detto tante volte che non condanno il Puttaniere per ciò che fa col suo pisello ma per quello che ha sempre fatto col mio culo.
Gli rimprovero di essere sempre stato una iena in campagna elettorale e una mammoletta al governo (non ultimo il caso Battisti che ti appoggio in pieno, sistema Mossad in primis), scotto da pagare a centinaia di pagliacci, trafficoni e ricattatori di cui si è sempre circondato.
All’interno del suo partito è indubbiamente il migliore, forse anche moralmente.
Però, dimmi: a parte lui e il suo indubbio fascino, come è possibile votare per uno schieramento con la Santanchè? Basta quella per sputtanare un partito, anzi, un pianeta.
ok. volti la testa dall’altra parte e trovi la Melandri. E ho detto tutto (C) Peppino.
(Marco n.1 mi ha battuto sul tempo, ma faccio finta di niente e la pòsto così come – prima di leggere lui – l’avevo già elaborata in testa)..
Chi, Daniela «Santadeché»? (© Dago, chapeau).
Chi è senza peccato scagli la prima pietra preziosa.
Qualche amica di Briatore, dancing-queen a Malindi piuttosto che al Forte o a Porto Cervo, si trova anche nell’autoproclamata parte migliore del paese, non soltanto fra noi lanzichenecchi (bravo, Guido Rossi: sette più).
Un partito trasversale, insomma, ho detto – mi raccomando – trasversale:
«Mal costume mezzo gaudio» (© Marcello Marchesi).
Ma, a proposito di certi piccolissimi peccati, come non salutare anche Maurizio con un’altra perla del Dago?
“Milly D’Abbraccio «refugium leccatorum»”.
caro Marco ti stimo nonostante tu sia l’opposto di quello che ho sempre cercato, delle fighe stupide, sei un uomo intelligente…. ti porgo la mia stima!
Apprezzamento e stima cordialmente ricambiati: sulle grandi questioni di «principio» (voglio proprio dire “L’origine del mondo”, quadro di Gustave Courbet) ci si intende che è una meraviglia.
Complimenti, Maurizio, per l’amarcord “Paola 1969-1974” (i primi due pezzi che abbia letto): mi sarebbe bastato avere un quarto della tua sana intraprendenza, verso la compagna di liceo della quale ero innamorato – Betty, undici mesi più di me – e con la quale, a casa mia su richiesta di lei, ripassai una mezza dozzina di volte (purtroppo senza doppi sensi) nell’imminenza della maturità.
Non molto tempo dopo me la «ciulò» un altro di quella – ormai ex – classe, per sua fortuna più aperto ai segnali e meno frenato dalle inibizioni. La rividi poche altre volte, tutte nel successivo lustro, ma lei è rimasta la ragazza dei miei sogni (letteralmente) ed il simbolo dei miei perduti anni migliori.
(Please forgive me, Doc).
tutti abbiamo un fiore mai colto nel nostro cuore, io addirittura ho un mazzo di rose con tante spine!
Pensa che già mi davo del pirla da anni per quelle che mi sono perso e di cui ero al corrente; adesso, con la tranquillità pre-senile, chiacchierando scopro che ne ho perse molte, molte di più, alcune veramente notevoli.
Dottordivago… anzi, no, il Dottore non c’entra, questa è per me:
Gallia… PIRLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!
d’accordo su tutto. mi viene il sospetto che stiamo comunque agitandoci per un cazzo. l’europa conta e conterà sempre meno, siamo periferia, e il papa eletto è lì che ce lo dice. titoli di coda, insomma.
È esattamente quello che cerco a spiegare a tanta gente che non riesce neppure ad immaginare un futuro diverso dal recente passato.
L’unica nostra speranza è quella di far fruttare l’eredità dei nonni e diventare un popolo di camerieri, ciceroni e albergatori, cercando di rivalutare un patrimonio che nessun altro può vantare.
Smettiamo di fare i liguri e diamo l’Italia in gestione ai romagnoli.
no dott, si va dritti verso l’autodistruzione
http://www.ilfoglio.it/soloqui/17700
– Come si chiama in originale “Il vizietto”, con Ugo Tognazzi e Michel Serrault?
– «La Cage aux Folles».
– Non ho altre domande.
E sui titoli di coda, colonna sonora adeguata:
EUROPE, “THE FINAL COUNTDOWN”.
Dai,sull’ America latina ci hai preso! Il papa nero secondo me non l’hanno fatto per superstizione, perché hanno paura che si avveri la profezia di malachia!
(Solo per amor di battutaccia, pure a doppio taglio).
«ORGOGLIO GAY versus BERGOGLIO ANTI-GAY».
Hanno già previsto che “userà la ramazza”:
«BERGOGLIO GRANATA»
Ogni volta che sento dire «PAPA FRANCESCO» (sic et simpliciter, senza il numerale) mi aspetto che parta l’invito a levare in alto le mani ed intonare, tutti insieme, “La Canzone del Capitano”.
La qual cosa, francamente, sarebbe piuttosto da Vicario di David (Guétta).
Guarda caso, Raffa torna in TV ed il Papa arriva dall’Argentina: un «Carràmba che sorpresa» della Madonna, non c’è che dire.
Quelli del Gay Pride non la prenderanno bene: Bergoglio, che già li aveva stigmatizzati, ha pure usurpato il nome della loro capitale.
Le pecorelle dell’intervallo, almeno per il momento, sono finite (e scusate se vi hanno esasperato): non resta che lasciare il campo al monoscopio, in tranquilla attesa che riprendano le trasmissioni della 128 (o qualunque altro argomento).
Thank God it’s friday: good night and good luck.
Adesso la marmaglia del Subcontinente Indiano (molto sub e non molto continente), traditrice del messaggio gandhiano, sterminatrice di cristiani inermi, violatrice della Sovranità nazionale e del Diritto internazionale, sta veramente esagerando. Anzi, diciamo pure che ha spaccato il cazzo.
Voglio proprio vedere se i panciafichisti euro-soloni (anche nel senso di enormi sòle) si decideranno ad abbandonare per un momento la curvatura dei cetrioli – forse da rendere il più possibile anatomica – ed a reagire fnalmente con la dura intransigenza legalitaria che la situazione impone, altro che una terzietà pilatesca o – al massimo – una grida spagnolesca.
(Detto ciò, anch’io – nei miei sogni proibiti, sottolineo proibiti – avrei preferito che fosse stata messa in atto, quanto prima, un’evasione dei nostri due marò direttamente dal luogo di illecita prigionía; e magari non una cosa tipo “Fuga di mezzanotte” dalla galera di Istanbul, alla chetichella, ma bensì tipo liberazione dalla base militare del distretto nepalese di Sindhupalchok, debitamente coventrizzata, nella sequenza iniziale de “I Mercenari 2 – The Expendables 2”).
Ne avrei fatto volentieri a meno, ma l’attualità mi ha indotto a riaprire il bucolico ed arpeggiante intervallo, lasciando che alle miti pecorelle si aggregasse questa specie di montone infuriato.
…«Montone infuriato» (“Le mouton enragé”, 1974) oppure «Toro scatenato» (“Raging Bull”, 1980), visto che quello è il paese delle Vacche sacre; e delle vaccate criminali.
Jorge Mario Bergoglio, a prima vista, mi sembrò rassomigliare un poco a Peter Sellers e molto ad Arthur Stanley Jefferson, in arte Stan Laurel (per dire uno che amo e, rispettivamente, un altro che adoro).
Ieri sera, dopo avergli sentito dire “così ti vendíchi” anziché “ti véndichi”, l’impressione di Stanlio Papa – absit iniuria verbo – si rafforzò.
Però, che sfigato narcisista e logorroico a tenere la posizione di sabato e domenica, anzi ad abusarne come sfogatoio (perfino replicandomi da solo), quando tutti gli altri – a cominciare dal Boss – hanno giustamente molto di meglio da fare!
Abbiate pazienza, guys (and dolls): si vede proprio che sono un commentatore novizio, ed uno «scrub» (riserva del baseball), troppo gratificato dalla catarsi di avere un – potenziale – pubblico.
Ma la storia cambierà; o rischierò di sminuzzare i coglioni, tipo l’accennata clientela di «Beverly Hills Cops (Serramenti)», se non di essere bannato dal blog per eccessivo (s)talking vita natural durante.
Mah, se fosse per io, come diceva il mio mobiliere, intasa pure. Il lunedì mattina, quando riaccendo il pc, leggo tutto.
Tranquillo, sono così preso da un paio di sucaminchia che è una vera fortuna che ci sia qualcuno per portare il panda a pisciare.
E poi, per ribattere colpo su colpo a MarcomenoVal, commenta pure fin che vuoi: come diceva Ciuseppe, muratore calabrese che tentava l’integrazione col popolo pavese, «Cuntent ti, cuntent tüti»…
Grazie della disponibilità, Dottordivago e Marco n.1: ne approfitto sùbito per togliermi qualche sasso dalle scarpe (parafrasando, con umile rispetto, l’ultimo Presidente davvero al di sopra delle parti politiche, nonché del prepotere giudiziario, e dunque vituperato dai postcomunisti – con o senza toga – fino al punto di pretenderne l’impeachment).
Sempre per la serie dei miei sogni mostruosamente proibiti, vorrei sì portare il panda a far la passeggiata, ma soprattutto vorrei vederlo trasformato in una belva tipo “Cujo”, il San Bernardo rabbioso di Stephen King, e poi sguinzagliarlo contro chi si è appena permesso di definire «impresentabili» dieci milioni di connazionali (ego quorum).
Sai la sorpresa, a venir messa in fuga dall’innocuo protetto dei suoi compagni cinesi continentali (non dico «nostri amici cinesi» perché il copyright è dell’ex-ministro Frattini, e glielo lascio volentieri).
Da quale cazzo di pèrgamo, poi, giunge la riprovazione: come se la storia della sinistra italiana fosse stata resettata con PD e Sel, dopo aver fatto davvero tabula rasa e davvero mea culpa su PCI-PDS-DS (sì, lo so, era il mantra di Fede, ma ciò non lo vanifica), più contorno di formazioni estremiste assortite; come se tutti quanti, in preda ad Alzheimer od a «Lucy» in the Sky with Diamonds, non ci ricordassimo una bella sega dell’effettivo contributo marxista-leninista alle magnifiche sorti e progressive tanto di questo Paese che degli altri.
Sul capogruppo del Grillo, il molto onorevole Crimi, preferisco tacere per carità di Patria: mi piacciono parecchio i calembour (fin troppo), però non i gol a porta vuota con il portiere a terra, infortunato. Allora, piuttosto che maramaldeggiare, è meglio ispirarsi a Paolo Di Canio in Everton-West Ham, fermando il gioco (di parole) e rimettendo la palla nelle mani del Boss.
Premesso che ho smesso di votare Berlusca proprio perchè la penso come l’Annunziata (non l’avrei mai detto, va’ che la vita è strana, eh?…), ritengo che siano impresentabili anche i Compagnucci, solo che lo siano un pelino meno del PDL, aldilà della vecchia etichetta di “comunisti” che francamente mi sembra immeritata prima che immotivata.
Tra l’altro, credo che il termine “impresentabili” fosse riferito ai votati e non ai votanti; inoltre trovo inspiegabile che si possa eleggere gente come Formigoni, Scilipoti e Razzi e continuare a mostrare la faccia in giro, nonchè offendersi se ti dicono che non sei bello da vedere.
Resta il fatto, come ho già dichiarato, che se la Presidente della Camera è preparata quanto buonista, siamo a posto, dalla crisi ci usciamo sulle sue spalle. Temo, purtroppo, che ci avvieremo ad una ancor maggiore sudditanza nei confronti di straccioni spaccavetrine e delinquenti italiani e stranieri.
Nessuno tocchi Caino?
Ocio, Abele si sta rompendo i coglioni…
tanto per passare il tempo in attesa che monday divenga tuesday. questo tizio, il capo dei leccamatite, vorrebbe governare. il video è di un anno fa.
http://www.ilfoglio.it/singole/361
il problema non è lui ma chi l’ha preceduto….. gli “altri” hanno fatto qualcosa? per quel che mi riguarda assolutamente niente, se mi ammalo devo pagare, il mio potere d’acquisto si è dimezzato negli ultimi dieci anni, pago le tasse e mi ritornano meno della metà in servizi, se al suo posto c’era il ragionier Filini l’avrei votato comunque, il mio voto è stata la protesta per non vedere più D’Alema, Berlusconi, Casini, Fini…. gente che da circa vent’anni ha dimostrato di non aver voglia di fare un cazzo, è giusto che vadano a casa!
Tra tutti quelli che sono stati citati penso che Grillo, mal che vada, tira fuori uno spettacolo nuovo ogni anno mentre gli altri recitano da sempre la solita parte, con il popolo nel ruolo di protagonista, il film è “nel culo lo prendono in tanti”……. speravo che stavolta toccasse a loro!
Io la protesta la capisco e la giustifico. Sono nauseato e incazzato quanto te, se non di più. Ma rimane il fatto che un problema oggettivo c’è; se riescono boicottano qualunque forma di governo, ed oggi è una sciagura; se governano loro, hanno da attuare il programma del paese dei campanelli (un esempio: il sussidio sociale o come diavolo lo chiamano da 1000 euro: in poche parole, finanziare la disoccupazione. Indovina con i soldi di chi? Pensi che non sentiresti un bruciorino?).
nella mia posizione è più facile che abbia bisogno di un sussidio piuttosto che delle facilitazioni per aprire un conto alle Cayman.
Comunque Grillo mi sta deludendo, avrei pensato ad un governo di qualsiasi fazione con la mannaia dei grillini pronti ad intervenire in caso di puttanate.
Avrei sperato questo ma la puttanata più grossa la sta facendo Grillo, ma forse lui ha informazioni che noi non immaginiamo neppure….di una cosa sono0 sicuro: comunque vada il bruciorino lo sentirò lo stesso!
Come già detto io ho votato PD solo ed unicamente in funzione anti-berlusconiana: potrei farmi andare bene un governo di larghe intese, rigorosamente con i grillini in veste di controllori, che mi sembra ciò che si propongono di fare. Penso che al momento sia il massimo che ci possiamo aspettare.
“È la differenza di opinioni quella che rende possibili le corse dei cavalli” (Mark Twain).
Stimatissimo Dottordivago, solo per rispetto di te, che non hai il background di Lucy-in-the-Sky(è stata anche lì)-with-Diamonds né sei a libro-paga del servizio pubblico radiotelevisivo, e quindi per rispetto della tua libera opinione, il sogno mostruosamente proibito finisce con me che richiamo il panda-Cujo, gli metto la museruola e gli faccio pure l’antirabbica, senza lasciargli spaventare chi doveva (benché i rischi maggiori fossero suoi).
Io non mi nascondo affatto, nelle catacombe o nelle fogne, come non mi ci nascondevo 25-35 anni fa (prima del Wall Crash e della svolta personale a destra), tempi in cui era “difficile trovare un democristiano confesso” (© Sandro Viola, La Repubblica), quantunque le urne si riempissero dei nostri suffragî – magari previo atto di “turarsi il naso” (© Indro) – onde arginare sappiamo chi.
Dopo i quarant’anni, ciascuno è responsabile della faccia che ha: per vedere la mia, basta cliccare sul nickname.
Io mi ero già auto-qualificato impresentabile, nella buona e buonista società, definendomi ad nauseam un «bastardo maccartista dentro» ed un «fascist» (sia pure con l’attenuante «Zen», stile John Milius). Pazienza per il vibrante disprezzo della severa signora, esternato in modo così apodittico e omnicomprensivo verso i nostri delegati, con implicito riverbero su di noi deleganti, da trattare quasi alla stregua degli «intoccabili» (i paria fuori-casta in quel civilissimo Paese dell’Asia; non certo la squadra anti-Capone nella Chicago di Elliott Ness, anzi): i will survive, Lucy. Meglio: i don’t give a shit.
Io, però, conto meno di zero. Il fatto che, aprioristicamente, non sia stata da costei riconosciuta come possibile l’esistenza di una-personalità-una, all’interno dell’ambiente (non “dello schieramento”) liberaldemocratico o destrorso, con le carte in regola per poter aspirare alla Suprema Magistratura dello Stato, beh, questo fatto ha COMUNQUE pochissimo della libera opinione e moltissimo del pregiudizio ideologico; dunque lo respingo e continuerò a respingerlo, pur senza entrare a gamba tesa nel blog, non per me bensì per l’altrettanto rispetto che devo ad uomini come l’indipendente – pluri-fiduciario del Cavaliere – dottor Gianni Letta e l’autonomo – pluri-ministro del medesimo – professor Antonio Martino (man-of-the-match nella partita Quirinalizia, agli occhi del sottoscritto o soprascritto, giacché non siamo soltanto 60 milioni di commissarî tecnici).
Peccato, ne sono consapevole, che questi signori abbiano un limite: nemmmeno loro possono vantare un background democratico a prova di bomba, perché ad esempio non parteciparono nel ’77, diversamente da Lucy Law-less, al lancio di sampietrini contro il capo della CGIL, notorio nemico del popolo e servo dei padroni, costringendolo alla ritirata dalla tibuna oratoria della Sapienza. Nessuno è perfetto.
Poi, se noi berluscones – anche di complemento e con riserva, tipo me oggi – non ci impuntiamo sulle affermazioni di principio e ci ispiriamo ad un saggio realismo politico, è tutto un altro discorso ed è tanto di guadagnato.
Coloro che alle recenti elezioni – «remuntada» finché vuoi – non sono arrivati primi, e pertanto non hanno la maggioranza in alcuna delle due camere, non possono ragionevolmente pretendere di far accettare dalla controparte un candidato di propria designazione, per l’unico Ruolo isituzionale di sicuro a lungo termine (gli altri – ora quanto mai – sono interinali, tipo coach dell’Inter pre- e post- Mancho/Mourinho).
Bisogna adattarsi al male minore, cioè accettare che siano i vittoriosi – «di Pirro» finché vuoi – a proporre una rosa di nomi per il Colle, facendo magari seguire una controproposta ed infine convogliando i voti su quello che ci risulti meno sgradito: nella triade Amato – D’Alema – Prodi, in alphabetical order, superfluo dire chi sarebbe (purtroppo Giuseppe Fioroni, misurato leader pop all’interno del PD, non è finora preso in considerazione ed il rampante Matthew Renzi – beato lui – è ben lontano dalle 50 tacche).
Altrimenti, con l’appoggio di grillini o grilletti o «pentastellati» (sticazzi), c’è il rischio di vedersi appioppare qualcuno a colpi di maggioranza stretta come nel 2006, e sarebbe il male maggiore: anziché un singolo dito, l’intero pugno chiuso (con o senza rosa).
Su “Nessuno tocchi Caino” ho avuto, Doc, la soddisfazione di ritrovarmi anticipato dal maestro: persa l’opportunità nei primi commenti, stavo aspettando il contesto idoneo per reagire più o meno – sempre come tribute vs. Bonovox – nella tua medesima maniera verbale; arricchita su Fb da quell’icastico fotomontaggio, con Mike Douglas in “Falling Down”, che naturalmente ho sùbito condiviso.
Devo ancora digerire che il loro corifèo, già dirigente copkiller di PL (vittima l’agente Fausto Dionisi, R.I.P.) e galeotto condonato di oltre mezza pena, quindi reso di nuovo eleggibile, sia non solo arrivato alla Camera bassa – sempre nel 2006 – ma addirittura sia stato elevato alla Segreteria di essa: il primo step grazie ai digiunatori seriali in Unione col Mortadella, ed il secondo grazie al presidente compañero del subcomandante Marcos, noché agiografo (uno fra i tanti, persino in più alto loco) dei lancia-estintori al G8 di Genova.
Alla faccia, dear Lucy, della presentabilità.
ERRATA CÒRRIGE
A circa metà della replica, ho scritto “nemmeno” con una «m» di troppo e, se potessi, mi piacerebbe rimediare alla svista direttamente lì.
Però devo riconoscere, a posteriori, che quella tripla «m» non è un obbrobrio completo: sembra quasi un artificio retorico nell’artificio retorico, un suono volutamente strascicato per dare l’enfasi della lingua parlata all’acida ironia di tutto il capoverso.
P.S. – Può darsi, Boss, che tu stia sacramentando: “Mannaggia a quando ho rievocato il peggio del 16/03/78, dando la stura ai malumori di uno scoppiato che non è ancora uscito da quegli anni”.
Nel qual caso risponderei, una volta di più, “Touché”. Ma ciò che avevo da spiattellare, ormai, l’ho spiattellato e così rimetto finalmente il coperchio sul vaso di Pand-ora, o – se preferisci – sull’Arca dell’Alleanza: mi sento un po’ meno rabbioso anch’io, quanto Cujo nel mio daydream emendato, e ti rinnovo la gratitudine per codesta liberatoria ospitalità.
Si può tornare, da parte mia, a discettare principalmente dei veri massimi sistemi: la vita vissuta, il cinema, il football e – last but not least – la pàssera.
(Certo che, avendola da un pezzo notata e vedendola finalmente sorridere, due colpetti alla ex-commissaria «refugium leccatorum»…).
Marco Val ma sei un uomo o una citazione?
Marco Val è un «homo sapiens sapiens»; e, come tale, molto «Cheetah».
(Scusa, Jack Sparrow, se ho parlato di me in terza persona come “El Pibe de oro”, ma mi era necessario per la concordanza verbale. Vento in poppa e ci vediamo alla Tortuga).
Te ce puoi gioca’ i cojoni! Sempre si ce l’hai… citazione per citazione eccoti servito, ma di cognome fai Morandini?
Troppo onore, Sparrow, mi lusinghi: non appartengo alla Famiglia Morandini, ma ho sempre letto recensioni e schede critiche dell’eccellente Morando (fra gli altri).
Quanto all’essere già «servito», che vuoi che ti dica? Potrei avere anche quattro donne per le mani (magari), però c’è sempre l’eventualità che ad un avversario più fortunato, cambiando addirittura due carte, possa entrare una bella scala reale al jack; e dunque non è il caso di mettere a repentaglio i «sacri depositi» (come li chiama Cameron Diaz in “Gambit”, attualmente sugli schermi).
Rimanendo in tema, non è umanamente possibile – con l’assist che mi fornisci – sottrarsi alla tentazione di citare la variante eastwoodiana alla frase di Mark Twain riportata sopra:
«I pareri sono come i coglioni: ognuno ha i suoi»
(“Scommessa con la morte / The Dead Pool”, di Buddy Van Horne; 1988).
Detto questo, nel bar fra i peggiori di Caracas dove mi trovo, alzo un bicchierino di rum alla tua salute (solo un bicchierino: va bene bere, e giocare, ma con moderazione).
o tu dimmi: ma quando sei con una figa ti esprimi come sul blog o dici qualcosa che esce dal tuo …. cuore?
Ti vedo già, con il cappellotto in mano, la guardi e dici:…………………. continua tu che sei più bravo!
Citazione per citazione: «BONI… STATE BBONI…»
Niente cappellotto, mani impegnate, la guardo negli occhi e le dico:
“Un bacio è un apostrofo rosa fra le parole «o me la dài o scendi»”.
Ciao, Maurizio. Dopo la replica-flash (del tutto scherzosa) alla tua garbata punzecchiatura, còlgo l’occasione della domenica – e dell’influenza – per entrare nel merito più seriamente (appena un po’).
Le parole sono il minore dei problemi. Sai molto, ma molto, meglio di me che nel match fra i sessi è generalmente la donna ad inviare per prima segnali di seduzione, ovvero della disponibilità a rendersene «oggetto»: l’autentica bravura maschile – a parer mio – sta dunque nella capacità di giostrare fra il gioco di rimessa e la gestione del possesso-palla, insomma saper leggere la partita e capire quando, previo riscaldamento adeguato, sia giunto il momento di inserire una punta per l’affondo conclusivo in forcing. Ci si arriva con l’esperienza, non tutti alla stessa età (chi nasce Fonzie, chi Richie); e, per alcuni, a condizione di non essere frenati da ciò che ora definisco «effetto-Gerrard».
.
Passo a spiegare, diceva la buonanima di Funari.
“Betty ’74-’79”, la mia prediletta compagna di classe (alta e sul biondo, di undici mesi più grande) soleva sì ripetermi “Parla come mangi”, l’ho già ammesso; però una volta mi promise pure, tra il serio ed il faceto:”Se vai volontario a matematica [temuta quanto Godzilla a Tokyo, n.d.a.], sarò la tua schiava e farò tutto quello che vuoi” (non sto raccontando balle). Rinunciai ad approfittarne. Pirla.
In vista della maturità mi provocò, tramite un terzo incomodo con il quale stava confabulando (non colui che tempo dopo l’avrebbe legata a sé), permettendogli – quanto meno – di spifferare al volo che ella fosse innamorata di me: imbarazzato (perché io ero davvero invaghito di lei, credo notoriamente, e nel ricordo lo sarei rimasto), non trovai altro modo di reagire che la palese parodia del gradasso – “Non è l’unica….” – e così ottenni che una buona occasione di outing venisse seppellita dalle risatine dei due. Pirla alla seconda.
In ultimo – anche questo l’ho già svelato – Elisabetta mi chiese di reincontrarci, finita la scuola, per fare insieme qualche tappa umanistica di avvicinamento agli esami di Stato (a casa mia, dato che era lei ad avere già la patente). Rammento quasi fosse ieri la sua prima comparsa in quell’àmbito privato, tête-à-tête: indossava un maglioncino bianco, dallo scollo a V, ed una gonna blu a pieghe poco sotto il ginocchio.
Sapete già come (non) andò a finire. Pirla alla terza.
Era una ragazza tutto sommato all’antica, timorata di Dio e di Almirante (benché le piacesse Guccini, oltre all’idolo Battisti): le sue «istanze» erano senza dubbio genuine, ma le «profferte» – voglio credere – sempre e soltanto giocose.
Perché “si fa presto a dire pirla” (© Paolo Rossi): in certe situazioni di eccessiva segnaletica favorevole, ancora oggi – al netto delle inibizioni puerili – scatterebbe comunque l’effetto cui accennavo sopra (ed anche più su, in altro contesto): il flashback di Paul Gerrard a terra infortunato, la porta dell’Everton sguarnita e, sull’1-1, l’irriducibile Paolo Di Canio del West Ham United potenziale match-winner al 90°.
Sapete tutti come andò a finire. Fair-play.
Io non dico buttare il sangue per una limonata, né anteporre la Fifa alla figa, ma insomma…no pain, no gain.
io la penso cosi (nome di una rubrica di un giornale, ma non ricordo quale):
se parli come mangi, ovvero parli come scrivi, sei andato leggermente lungo e hai perso l’attimo fuggente (senza Robbie Williams), dovevi essere più concentrato e come dice il mio buon amico Ettore “tu mettiglielo in mano, difficilmente lo lasciano cadere”.
Mi ha fatto piacere la tua attenzione, Maurizio, per la mia scivolata recidiva nel baglionismo, a rischio di provocare diabete od orchite; e mi sento incoraggiato a risponderti (in forte ritardo), per chiudere questo capitolo di amarcord.
Il Dottore – in quanto tale – sarà comprensivo per il seguente sigillo off-topic di autocoscienza privata, fra Donna Letizia e Carrie Bradshaw, come lo è stato per gli scleri politici o meglio civili: del resto è proprio lui che si definisce «blogger per signora» e che, in riferimento ai suoi auspicî di saluto collettivo verso i nuovi arrivati, soggiunse di trovarla altresì una buffa usanza da gruppo terapeutico, genere «Alcolisti Anonimi» (nessuno corregga «Onanisti»).
Non esagero, né scherzo, dicendo che tu ed il tuo amico Ettore – al pari dello stesso Doc, naturalmente – siete di una categoria superiore, la stessa di Fonzie. Mi ricordate anche Jerry Calà in “Sapore di mare”, quando descrive a Marina Suma le sue abituali tecniche d’approccio: “In genere dico «Ciao!»; oppure «Ehi, come va?»; a volte lo tiro fuori sùbito e punto sul fattore-sorpresa.”
Io credo che con questa ammirevole spigliatezza, fin da teenager, si possa unicamente nascere.
Altri invece – l’avevo accennato – nascono un po’ imbranati alla Richie Cunningham o addirittura super-imbranati alla George Mc Fly, il padre di Marty negli anni ’50 di “Back to the Future”; e devono quindi intraprendere un cammino di maturazione, più o meno lungo, per ridurre il gap che li separa da quei modelli.
Tanto per completare lo sputtanamento retrospettivo della mia immagine, ti aggiungo solo questo: nell’ottobre ’74, appena fatta conoscenza a scuola, eravamo un dì alla stazione degli autobus, quando Betty – felpa blu su jeans – mosse qualche passo verso di me ed io, senza neanche rendermene conto, in-die-treg-giai (cosa che lei mi avrebbe dolcemente rinfacciato tempo dopo).
Con simili premesse, la nostra conoscenza quante chance aveva – in cinque anni scarsi – di diventare biblica, genere “Isacco conobbe Rebecca e nacque Giacobbe” (ma senza la parte finale)?
[Va detto, a parziale discarico, che allora provenivo dalla rigorosa apartheid sessuale delle medie. Salvo nel ’73 le precoci fantasie su di una sorcona off-limits dai lunghi capelli castani, giovanissima supplente di matematica e scienze naturali, la quale si presentava al lavoro in minigonna e stivali, provocando – compiaciuta – un immediato ammassarsi di banchi in direzione della cattedra semiaperta; fino al brutto giorno in cui un austero preside – dietro segnalazione di alcuni genitori – non la invitò ad optare per un abbigliamento più castigato, così facendo calare il sipario sopra un paio di cosce che lèvati. La commedia sexy tipica del decennio, dal vero e pure in anticipo. Ma questa è un’altra storia…].
Quell’ingloriosa retromarcia aveva segnato un destino per tutta la durata delle superiori: la mia congenita timidezza di fondo, amplificata dal di lei farsi avanti, talora con qualche (verace o salace? comunque spiazzante) eccesso di iniziativa. Altrimenti, almeno nel ’79 della maturità, invece di mirare esclusivamente al 60 (sessantesimi, nonché il teorico punteggio pieno nel campionato a 16 squadre, due punti a vittoria), mi sarei posto quale obiettivo stagionale una soglia un po’ più elevata o, magari, avrei sognato in grande dribblando i preliminari e puntando direttamente sulla Liga (nessuno corregga «la Manita»).
Per contrasto, Betty una volta si era sdraiata supina su di un banco, tipo meditazione, ed un altro compagno le aveva rivolto una frase che io non avrei mai osato nemmeno pensare: “Ecco, brava, ora allarga le gambe”. Lei non lo aveva mica mandato a fare in culo, e nemmeno a prendersele con la sorella, certe licenze; anzi (quasiché avesse sentito un “àpriti, Sèsamo”), avrebbe consegnato giusto a lui, nei primi anni ’80, le chiavi del suo cuore e di tutto il resto.
Come volevasi dimostrare, a proposito di risolutezza, da parte tua e del tuo amico Ettore.
Che per Elisabetta si fosse trattato sempre e soltanto di un gioco fine a sé stesso (anziché di autentica disponibilità, talmente esibita da essere controproducente), avevo scritto di preferirlo credere tutt’oggi, perché ho bisogno di assolvere l’antica ritrosìa e di alleviare gli attuali rimpianti. Però non tardò a sorgere il ragionevole dubbio che lei fosse davvero interessata a me oltre l’amicizia, e quindi che fosse costretta a potenziare i segnali di via libera – fino ribaltare i tradizionali ruoli del sesso – non per «facilità» sua bensì per mia «difficoltà», ma comunque senza che io riuscissi a cogliere l’attimo per capirlo, svegliarmi e battere in mèta; anzi i parecchi attimi, e nonostante avessimo imparato ben presto l’aforisma “Carpe diem” che avrebbe ispirato, proprio nel titolo italiano, il film con Robin Williams cui tu facevi riferimento. Quel ragionevole dubbio sorse allora, sussiste adesso e dovrò conviverci eternamente.
Les jeux sont faits: rien va plus.
Dopo tutto, forse, non è un compiacimento masochistico voler custodire nell’animo, ed esternare adesso (sull’esempio della tua storia balneare con Valeria), la memoria di un’infatuazione adolescenziale per una Figura così vagheggiata e poi idealizzata, tipo “Malèna”, senza che il confronto con la realtà – effimera o durevole – di un superiore legame stabilito avesse potuto, seppur nell’appagamento passionale, produrre l’effetto indesiderato di scalfire e sminuire la pura bellezza del sentimento.
Per una volta, insomma, mi ritrovo al 50% nelle parole del Dottordivago quando, a margine del bozzetto auto-biografico sulla deliziosa routine familiare delle domeniche anni ’70, ha espresso uno struggente senso di nostalgia comune a molti, se non universale, ed in seconda battuta ha voluto rifinire con una tagliente chiosa da super-duro del noir moderno: “Perché è quello, che non si scorda mai, il primo amore non se lo incula nessuno”.
Grazie di esserti prestato, Maurizio, a fare da confidente. E, per entrambi, lancia in resta.
Ti dirò, io ero una via di mezzo tra te e il Camagna, non ero Fonzie.
Io ero quello che le faceva sbudellare dal ridere ma molti amici, molto più tristi e noiosi, persino più brutti, inspiegabilmente andavano a punto più di me. Credimi, se per ogni stronzata in stile MarcoVal avessi perso un grammo per il dispiacere, non mi avrebbero preso a militare ma mi avrebbero mandato in sanatorio…
Gli sviluppi della vicenda-marò, toccata dal Dottordivago in questa pagina del blog, mi obbligano a tornarci sopra ed a farlo nella medesima sede (sebbene non più in evidenza).
Come accennato nella risposta a Maurizio, sono costretto a casa dall’influenza (sticazzi); però è ben altro ciò che mi ha fatto salire maggiormente la temperatura, negli ultimi giorni, vale a dire le
PECORELLE (dell’intervallo; o dell’interregno)
1) Nel 1985, a Sigonella, avemmo un soprassalto di orgoglio nazionale verso il nostro maggior Alleato, a beneficio di un sequestratore-assassino, ed ora non l’abbiamo avuto verso uno Stato-bullo (non dico rogue-State solo per rispetto di Kabir Bedi), a tutela di due nostri fucilieri anti-pirateria (con tutto il rispetto per Sandokan e per Jack Sparrow).
2) Anziché prendere una posizione netta e determinata, per esempio minacciando di sabotare il rinnovo degli accordi commerciali con l’Unione, si è infine preferito rimanere terzi, fra accusatori ed accusati, dando corpo all’equivoco che i termini “Affari Esteri“ e “Diplomazia” siano solo una maniera sintetica, nonché eufemistica, per dire “mettersi a 90° e farsi buttare una serie di brutali cazzinculo dal Sub-continente, grazie alla perversa passività dell’Eurabia cui piace stare a guardare (come le “stelle” – non a caso – di A.J. Cronin), con l’ultima risibile precauzione di una pseudo-garanzia scritta quale surrogato della vaselina”.
3) Ondivaghi dilettanti che mandano allo sbaraglio i professionisti, nel servizio della Patria. Ma non sono gli unici responsabili.
Non è come nelle carovane dei film western, dove i rivali bianchi possono accantonare – temporanemente – i motivi di reciproca avversione, disporre in circolo i carri conestoga e fare fronte compatto ai ripetuti assalti da parte degli indiani.
Qui no. L’Opera dei pupi (o «papi») ed il mercato delle vacche (poco sacre), l’anti-Tav e l’anti-Cav, i rimpalli del veto ed il bellum omnium contra omnes, per fini di parte mascherati da bene comune, non si fermano mai; figuriamoci se possono recedere, senza alcun do-ut-des, unicamente per lasciare il passo a quisquilie come la difesa realmente comune della sovranità nazionale, della dignità nazionale, della vita di tre connazionali (con l’Ambasciatore), contro le prevaricazioni di caste arroganti e masse fanatizzate: là dove una volta si andava per “trovare sé stessi”, come individui, oggi si smarrisce la nostra identità di Popolo.
Figura di merda. Anzi un intero quadro, cosiddetto polittico (due «t», una, fate voi), di figure di merda.
4) Forza Tsunami.
No, questo è troppo, sto svaccando (dannata febbricola): non siamo allo stadio ed anche lì sarebbe un sogno deplorevole, se non altro per riguardo agli innocenti. Lo ritiro e la Giuria è pregata di non tenerne conto.
Riformulo la sublimazione onirica in maniera più anodina e risaputa, ma più umana.
ERRATA CÒRRIGE
4) Forza “Expendables”: magari poteste riportare voi nel mondo civile, alla vostra maniera, i nostri alfieri «sacrificabili»…
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Ed ora, siccome avevo promesso che non sarei più entrato a gamba tesa nel blog, ovvero a braccio teso (come l’Irriducibile verso la curva biancoceleste), la par condicio mi impone di fare ammenda, bilanciando il colpo al cerchio delle Pecorelle con uno alla botte del Lupo cattivo, mediante i seguenti
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Mentre sta per andare in scena l’ultimo atto del «Lolitagate», il Cavaliere annuncia di aver superato il PD nei sondaggi sulle intenzioni di voto.
“Sempre più in altooo! E, concludendo….concludendo, Grappa Bocchinooo!”
(Soundtrack: Kaiser Chiefs, ”Ruby”).
Su, su, non fare così… due aspirine e una bella dormita, vedrai che passa…