Essendo un vigliacco, ho approfittato dell’ultimo post per confessare -di sponda-a Bimbi la mia abitudine di usare le mutande del giorno prima per la corsetta del mattino.
Per fortuna sono arrivati commenti di persone che la pensano -e si comportano- esattamente come me, così l’Inflessibile Lavandaia mi ha solo guardato con una punta di divertito disgusto e non mi ha messo in quarantena come si faceva con le navi che avevano appestati a bordo.
Povera Bimbi… Le ho dato tante delusioni ma quella dell’abbigliamento… gliel’ho proprio fatta grossa.
Mi ha conosciuto a metà degli anni 80, nell’unico mio momento di splendore edonistico/modaiolo e si è fatta un’idea sbagliata sul sottoscritto: con la fine degli anni 80 è iniziato il declino del mio interesse per il look e il mio armadio, che una volta sembrava una dependance di Via della Spiga, ha cominciato ad assumere un aspetto via via sempre più dimesso.
Se è vero che solo gli imbecilli non cambiano mai idea, io sono un genio: nel mio guardaroba, come nella storia dell’Uomo, si sono susseguite le Età.
Solo che, invece dell’Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro, dopo l’Età della Fighezza c’è stata quella delle Camicie, seguita dall’Età delle Polo, per precipitare, a metà anni 90, nella barbarie dell’Età del Gilet Da Pesca.
Esatto, proprio lui, precisamente il modello della foto e, rigorosamente, solo di quel colore, visto che il khaki va su tutto; e ne avevo una mezza dozzina, giusto per non correre il rischio di rimanere senza.
In ogni taschino avevo qualcosa, qualcosa che in occasione del cambio di gilet finiva sempre nello stesso taschino.
Quando cercavo gli occhiali da sole o le chiavi della macchina o i chewingum, non mettevo le mani in tasca…
…Io posavo le mani su una tastiera.
Come quelle di Rubinstein su uno Steinway & Sons Gran Coda da concerto, le mie mani sapevano esattamente dove posarsi e trovavo il pacchetto delle Fisherman’s come se si trattasse di un accordo; anzi, come fanno le note per un grande pianista, le minchiate che tenevo in tasca si materializzavano sotto le mie dita, come per magia.
Il resto era altrettanto dimesso e standardizzato.
Così, se la metà inferiore era invariabilmente costituita dai jeans, nelle stagioni fredde sotto al gilet ci mettevo una camicia di pile o di strani tessuti windstopper, comunque tutti capi da caccia e pesca: praticamente sembravo il veterinario dell’Amaro Montenegro di qualche anno fa, bragoni di velluto a parte…
In estate, nella prima parte dell’Età del Gilet -cioè dalla nascita all’affermazione- sotto al “capo tecnico” ci finiva una polo; nella seconda fase -quella decadente- si sono affermate le T-shirt che, affacciatesi timidamente come i piccoli mammiferi nell’Era dei Dinosauri, hanno assunto un ruolo dominante dopo l’Evento di Estinzione di Massa.
Evento verificatosi nel Cretaceo-Paleocene per l’Era dei Dinosauri, a fine anni 90 per l’Età del Gilet, quando l’asteroide “Bimbi” ha colpito duro:
Uscite di pesca a parte, se ti vedo ancora una volta con quell’affare addosso, fammi una bella foto, perchè sarà l’ultima volta che tu vedrai me.
Forse non letterale ma qualcosa del genere. E non che avesse proprio torto marcio, devo riconoscere…
Così, smesso l’amato capo, ho continuato a vestirmi come un boscaiolo ricco (le camicie tecniche della Horsy’s costano come un figlio scemo…) nei mesi invernali, riempiendo all’inverosimile le tasche dei giacconi con tutte le cazzate che mi ero abituato a potarmi dietro grazie alla praticità del gilet.
Con l’arrivo della bella stagione, riposto l’ultimo giubbotto, mi sono ritrovato a guardare sconsolato quella badilata di roba che non sapevo più dove mettere, così mi sono dovuto piegare alla tracolla, che ancora oggi è per me una sorta di pacemaker: senza non potrei vivere.
Niente a che vedere con quelle sporte da postino, desolatamente vuote, che i veri trendy portano penzoloni, quasi a strisciare in terra come le orecchie di un bassethound e che ad ogni passo il ginocchio lancia in avanti, come fa il papà con il bimbo sull’altalena: la mia è una discreta 20×25, khaki, of course, visto che va su tutto; e la porto all’altezza dell’anca, dove è logico che stia un affare del genere. È un oggetto che non mi fa impazzire e rischio anche di dimenticarla da qualche parte ma non posso farne a meno.
E qui mi sorge dal cuore una domanda: ma voi, dove cazzo mettete la roba?
A distanza di venticinque anni ricordo ancora le parole di Jakub, il mio ricchissimo amico kuwaitiano di cui vi ho già parlato: «Una delle (tante) cose belle dell’essere ricco è che puoi girare senza soldi e chiavi di casa, tanto c’è sempre un domestico che ti apre la porta o un segretario che paga…»
E io, che sono immensamente ricco di spirito ma nella norma parlando di volgare valuta, dove metto le mie cosine?
Dunque, vediamo se sono un gadget-dipendente o una persona normale:
- chiavi di casa: non ho il domestico e Bimbi si ostina ad uscire, non vuole fare come le brave donne musulmane e vivere segregata;
- chiavi del negozio: è solo un’esposizione, da rubare c’è poco, però lasciarlo proprio aperto…
- quella specie di micro-cellulare che per la BMW è la chiave: mi serve, visto che quella macchina di merda non ha ancora imparato a mettersi in moto con un fischio, come il cavallo di Zorro…
- telefono: non ne sono dipendente ma ci vuole;
- batteria di riserva del telefono: ripeto, lo uso poco ma se mi serve, mi serve davvero;
- occhiali da sole: ho l’obbligo della Questura, i miei occhi verdi fanno uno strano effetto alle donne…
- Vivident Xylit: l’alito ha la sua importanza…
- Fisherman’s: da anni succedaneo delle Marlboro;
- soldi nella tasca anteriore destra;
- moneta nell’anteriore sinistra;
- portafogli nella posteriore destra.
E fin qui siamo al più basilare livello di sopravvivenza.
Poi, approfittando del fatto che ho la tracolla, tanto vale ficcarci dentro: una biro, un piccolo block notes, una chiavetta USB e un accendino, prova del fatto che le abitudini sono dure a morire.
Ora, lasciando perdere la seconda lista, quella del “già che ci sono…”, voi dove mettete tutte le altre cose?
Io vi vedo, in giro, senza un cazzo di niente in mano, senza tracolla, senza rigonfiamenti tranne il portafogli sul culo, vero elemento distintivo della silhouette maschile.
AVETE LE MUTANDE DI ETA BETA? EH?!
E intendo uomini soli, non come Mauro che, indeciso tra una moglie e uno sherpa, ha sposato la Lella, che si trascinava dietro, per lui, sporte di occhiali da sole, sigarette, due tipi di sigari, portafogli, documenti, il telefono…
Poi dice che due divorziano…
C’è gente che in due giorni si abitua alla dentiera, io no.
Il mio problema è che sono sensibile come la Principessa sul Pisello: la roba in tasca mi dà un fastidio insopportabile, già solo un paio di chiavi mi rendono la vita impossibile.
L’anteriore destra è quella delle banconote: anche quando ce n’è qualcuna di più, è un fastidio sopportabile; la chiappa destra è abituata da decenni alla pressione del portafoglio e poi il mio è molto sottile, ci tengo due documenti e quattro cazzate.
La tasca anteriore sinistra ammette solo la moneta e quella posteriore assolutamente nulla. Oddio, magari il telefono… ma solo perchè ho “un telefono” e non un 32 pollici da viaggio e giusto per pochi minuti.
Se sto in piedi: se già mi siedo, mi sembra di essere in ginocchio sui ceci, sia che lo tenga davanti che dietro.
Comunque, tornando all’abbigliamento, oggi ho trovato il mio equilibrio.
Dopo l’Età delle T-shirt sono tornato alle camicie, manica lunga per l’inverno e manica corta per l’estate, quest’ultima rigorosamente fuori dai pantaloni.
Nella mia vita credo di non aver mai abbottonato i polsini di una camicia: probabilmente ho i polsi sensibili come la chiappa sinistra…
Dopo anni passati ad arrotolare le maniche, un giorno ho suggerito a Bimbi di risparmiarsi la stiratura dal gomito in giù: lei mi ha suggerito di farmi furbo…
E io l’ho fatto: ho rinnovato le polo -una ventina- ed ora le porto estate e inverno, così mi risparmio l’arrotolatura delle maniche e Bimbi, dopo un attimo di disorientamento, ha scoperto che, nel tempo di stiratura di una camicia, ci scappano quattro o cinque polo.
E allora, Bimbi, lo vedi che ti amo?…
Assimilate le polo, mi sto impegnando con i pantaloni, anche se ho subìto qualche intoppo.
Dopo aver dato soddisfazione a Bimbi comperando tre o quattro pantaloni di categoria, mi sono lanciato alla ricerca del “costume da Dottodivago”, qualcosa di standardizzato, così da potermi vestire senza accendere la luce.
In un grosso negozio di Alessandria ho trovato dei pantaloni Carrera, classico taglio jeans, di tutti i colori: 30 euro, una miseria.
Ne misuro un paio: perfetti; così ne prendo uno per colore, non ricordo se sei o sette. Faccio fare l’orlo e li ritiro.
Due sono ok, uno tira in vita, gli altri non riesco neppure ad abbottonarli.
Li misuro: a parità di taglia, da quello che avevo misurato al più stretto, c’è una differenza di quasi sette cm di girovita, alla faccia del controllo di qualità della fabbrica del Tagikistan (giuro: Tagikistan!) che li produce.
Ora, che faccio? A parte che non ho idea di dove sia finito lo scontrino, li riporto indietro per sentirmi dire che “se il pantalone è orlato non può essere sostituito”?
No, me li tengo e li metto nella Hall of Shame, insieme agli otto boxer da bagno brasiliani con cui mi hanno rifilato la stessa inchiappettata.
Eh… il mio sogno sarebbe essere come Seth Brundle, lo scienziato del film “La Mosca”, nel cui armadio c’erano una dozzina di giacche pied de poule, identiche, che abbinava con una dozzina di pantaloni grigi, identici, camicia bianca e cravatta bordeaux, sempre, tutti i giorni, così non doveva perdere tempo per studiare gli abbinamenti.
D’altronde, a parte Steve Jobs e la sua maglia nera d’ordinanza o Marchionne e il maglioncino blu, che potrebbero far pensare ad una scelta di ripiego causa mancanza di fantasia, cosa mi dite di Giorgio Armani, che sembra nato dentro una t-shirt nera, come un veliero in una bottiglia? È mancanza di fantasia? Giorgio Armani?
E voi, come lo vedreste il costume da Dottordivago?
Accetto suggerimenti.
Dottordivago.
Fase polo superata con difficoltà senza cadere nella tentazione della polo con toppe e colletto portato alto, magliette per l’estate(il fisico per ora permette) e tante camicie specialmente bianche.Per un pò c’è stato il marsupio ora al lavoro vado con la giacca e non c’è tasca (interna o esterna )che non contenga qualcosa, nel tempo libero o vado a correre o sono con la borsa di mia moglie con lei appesa!Il mio lavoro consiste nel vendere abiti e le soluzioni per gli uomini non sono molte ma i pantaloni con i tasconi sia corti che lunghi vintage militare sono comodi e pure belli :ti consiglio la marca Mason’s o visto che hai il grano prenditi gli Incotex Red.ciao doc e grazie per le risate gratis.
La polo con colletto in piedi è un mistero come il pantalone a una spanna dalla caviglia: perchè?
E poi, il grano ce l’avete voi del terziario, non noi umili artigiani…
scusami, mi passi il fazzoletto, ho le lacrime agli occhi ..mi capita quando incontro i poveri…
avendo attraversato tutte le ere che hai menzionato, prima in aperto conflitto con mia madre, poi con la mia ex, oggi vado in conflitto con me stesso. e portarmi dietro tre mazzi di chiavi, l’agenda, le sigarette, i documenti dello scooter, e gli elementi di vezzo, quali la penna, le gomme, il pendrive, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. sui pantaloni non c’è verso, le tasche per quanto mi riguarda sono pressocchè inutilizzabili (il meglio che sono riuscito a fare per ridurre l’ingombro è il passaggio dal pacchetto duro al morbibo di sanissime camel), e l’unica astuzia trovata, soprattutto d’estate, è il più classico delle soluzioni: un inguardabile, antiestetico ma comodissimo borsello. i tedeschi sanno il fatto loro.
e per quanto riguarda il dottordivagostyle… scusa ma non posso che immaginare il fantastico gilet.
Se ti legge mia moglie sei un uomo morto…
Fratelli! Siamo fratelli! Stessi problemi, stesse soluzioni. Io però il borsello cerco di portarlo di lato, mi urta meno.
Mutande, borsello, polo, pantaloni 10 alla volta… credevo di essere il solo nerd in giro, mi dispiace per te.
Beh, la mia tracolla è una Diesel moltoggiovane, non è il borsello di cuoio radicato rosso bruno con ferramenta ottone anticato di Furio, il papà di Antonluca e Antongiulio…
ammazza te ne porti di roba dietro! Devo dire io sono con Bimbi….il gilet no per favore, quasi brucio quello di mio padre che lo trova però comodo per lo stesso motivo tuo….ma quanta roba vi portate appresso!!!! Devo dire che come consumatori siete fantastici con il vostro acquisto in bulk (detto da uno che compra poco e niente….a parte articoli per lo sport!)…..i negozianti aspettano voi per fare le ferie….7 pantaloni e 7 polo in una botta e na sorta di capodanno 😉 grazie lo stresso per le risate in bulk però
Una volta lo portavo anch’io il borsello, in effetti era comodo
al mio uomo ho comprato un paio di zainetti micro di decatlon, ci tiene tre cellulari portadocumenti, carte varie,chiavi di casa nostra e dei suoi, sigarette dieci accendini in varie fasi di consumo, navigatore che la sera non lascia in furgone e laser per pacchi, oltre ad un libro che non si sa mai , e giuro che quando lo svuoto per lavarlo e mettere tutto nell’altro ,credo sempre di trovare la tomba del re fanciullo…e poi dicono delle borse delle donne!ps.sei uno spasso, mi cappotto a leggerti!
e il coltellino multiuso? una piccola torcia per non cincischiare troppo sulla serratura al rientro? la scatolina portapillole (pressione, diabete mellito,etc)
Ai tempi del gilet, figurati se mi facevo mancare Victorinox e Maglite…
Ciao Carlone, è sempre un piacere sentirti.
e a proposito di pantaloni, ad amsterdam gli ho trovato dei pantaloni con le tascone laterali (che lui adora) fatti però di tessuto leggero gessato grigio….chissà perchè però a sua madre non piacciono lo stesso…. 😉 non riesco a farli passare per il completo buono della domenica..al matrimonio del fratello non li ha voluti ;-(
Ecco vedi che sono strana… noi, il marito ed io, la pensiamo come te. Per anni ho cercato una divisa comoda! Non ti dico quando dovevo circolare nel mondo della moda e il marito, pora stella, è proprio allergico alle cravatte!
Ho dovuto trovargli una soluzione trendy, che ci flippavano i giornalisti gay. Collo alla coreana e spilla disegnata da me…
Poi in Asia ci siamo ulteriormente imbarbariti e adesso penso con terrore che quando saremo nel novo posto, dovremo vestirci umanamente… e chi ne ha più voglia?
da quando mi veste il camagna sono diventato l’uomo più mal vestito del nord europa, in compenso la spesa annuale è raddoppiata.
E’ un bravo venditore, se solo avesse un pochino più di gusto sarebbe fenomenale.